Da Fibra a Marracash, il rap raccontato da Paola Zukar: "Lotto da vent'anni contro i pregiudizi"
pubblicato il 2 agosto 2017 alle ore 10:30
"Sono Paola Zukar, sono un manager artistico e lavoro nel rap italiano da oltre vent'anni", si presenta così una delle persone che ha fatto, nel vero senso della parola, il rap italiano. Lei è, appunto, Paola Zukar, attualmente manager di Fabri Fibra, Marracash, Clementino e Tommy Kuti (con la sua casa di produzione Big Picture Management), uno dei personaggi storici dell'ambiente musicale italiana (tra le redattrici/animatrici di Aelle, uno dei magazine storici del rap) e colei che permise a Fibra di firmare un contratto con una major. Ma quello fu solo uno dei momenti che ha costellato la sua vita, dedicata al rap fin da quando era pre adolescente, come racconta anche in "Rap, una storia italiana", il libro pubblicato da Baldini e Castoldi, in cui si racconta e racconta il rap. Ma quello che fa la Zukar non è ripercorrerne solo la storia, ma cercare di inquadrare quali sono stati i diversi panorami in cui il genere si è installato, è cresciuto e morto più volte, toccando alti e soprattutto bassi, cercando di inquadrare le difficoltà con quello che accadeva negli States, senza mai risparmiare il pubblico del genere né artisti e major, perché al successo e all'insuccesso del rap hanno contribuito tutti. Tutti hanno fatto la propria parte, anche lei che negli anni '80 andò in America per radicare questa passione e studiarla, diventandone parte integrante e uno di coloro con maggior voce in capitolo.Ha intervistato personaggi come Tupac e Jay Z (a cui provò anche a dare dei consigli su come muoversi nel nostro Paese), ma fu solo quando un francese, Pascal Nègre, arrivò in Universal che dopo un po' di tempo speso a cercare di convincere l'etichetta a pubblicare rap, finalmente ci riuscì. E così arrivò il fenomeno Fibra e il rap, con "Tradimento", cambiò definitivamente la propria immagine, nonostante la messa di traverso delle radio che lo vedevano così poco fruibile per un pubblico abituato, secondo loro, a cose più leggere: "'Tradimento' del 2006 ha cambiato un po' le sorti del genere in Italia, è il disco che ha aperto il mainstream, una volta per tutte, da lì non si è più richiuso, anzi. È stato un disco molto difficile da lavorare, perché dovevamo un po' combattere il pregiudizio del mercato musicale italiano sul rap che aveva visto tanti successi in precedenza ma che venivano sempre considerati come una moda".
Il messaggio del rap, per le radio, era troppo forte: "Trovo che il rap sia la musica che può riuscire ad emanciparti più di altre, perché ti mette sempre in discussione, ti provoca sempre, è qualcosa che costantemente mette in dubbio le tue certezze, ti crea sempre un dibattito" ha detto ai microfoni di Fanpage.it che è andata a trovarla nel suo studio milanese.
Il libro è pieno di spunti e di un'aneddotica che non è mai fine a se stessa, ma serve sempre per inquadrare il campo in cui ci si muove, che siano gli anni '80, i '90 o i 2000. La Zukar analizza i cambiamenti, fermandosi molto su quelli che conosce meglio - dal pubblico al rapporto del rap col pop, fino al discorso dell'immagine -, sui suoi artisti, Fibra, Marra e Clementino, sottolineandone le caratteristiche principali (come quando parla di Marracash, dei suoi testi e dei riferimenti colti) e sul mercato e di questo e altro, parla in questa intervista.
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