Sfera Ebbasta riporta il rap in testa alla classifica: "Ho creato qualcosa di unico"
pubblicato il 21 settembre 2016 alle ore 10:45
Non ha perso tempo Sfera Ebbasta per prendersi subito quello il massimo possibile in questo momento, quindi oltre alla pubblicazione dell'omonimo album d'esordio con Universal e con la storica Def Jam (in Italia è l'unico assieme a Guè Pequeno) è balzato subito al primo posto della classifica Fimi degli album più venduti, piazzando tutte le canzoni dell'album nella TOP 100 di Spotify, Apple Music e Deezer. Un esordio importante quello del rapper milanese che non ha mancato di far discutere fan e non solo (c'è stato un diverbio, poi sanato, con Salmo): "Tutti hanno un sacco di aspettative, a molti non piaccio forse per la faccia, il genere di musica, quindi mi trovo in mezzo, a metà tra l'amore e l'odio delle persone - ha spiegato ai microfoni di Fanpage.it -, a metà tra il poter tornare alla vecchia vita e veder svanire questo sogno e quello di realizzarlo ancora di più, raggiungere altri obiettivi e risultati"."HO CERCATO DI ESSERE IL PIÙ INIMITABILE POSSIBILE"
La giovane età lo ha portato a crescere con i rapper americani di ultima generazione, gente come 50 Cent e Lil Wayne, ma spiega, ama cercare e scoprire nuovi talenti: "Fin da piccolo ho ascoltato rap americano, ne ero molto influenzato: Lil Wayne, 50 Cent, i nuovi insomma, non sono cresciuto con 2Pac, Notorius e crescendo ne ho scoperti sempre di più, mi piace cercare la novità l'emergente che spacca, quindi ho cercato di essere il più inimitabile possibile" e per farlo ha lavorato, oltre che sulla musica, anche sul modo di cantare, sull'abbigliamento e anche sui video (l'ultimo, quello di "Figli di papà", girato dagli Younuts, ha quasi 3 milioni di views).
IL PROBLEMA DEL RAP ITALIANO
Sulla scena rapper - anche se non ama definirsi rapper, ci dice - spiega che il problema è stata l'enorme competizione di questi ultimi anni: "Fino ad ora mi è sembrato che chiunque emergesse tendesse a uccidere gli altri per avere tutto per sé e questo ha ucciso il rap italiano, perché si siamo trovati in una sorta di competizione".
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