Chiara Nasti incinta e in fila al supermercato: “Non mi fanno passare avanti, vergognoso”
Chiara Nasti denuncia la disavventura vissuta all’interno di un supermercato romano. L’influencer, incinta e al sesto mese di gravidanza, si era messa in fila per la cassa con priorità riservata a disabili e donne in dolce attesa. Ciò nonostante, non le è stata offerta la possibilità di ottenere la precedenza, contrariamente a quanto previsto.
Chiara Nasti: “In fila alla cassa con priorità, una vergogna non mi facciano passare”
Dopo avere documentato con un video quanto accaduto, Nasti ha commentato così l’episodio del quale è stata protagonista: “È incredibile quanto non ci siano più solidarietà ed empatia da parte delle persone. Non mi aspettavo di passare avanti perché non sono malata e probabilmente, se me l’avessero offerto, avrei anche rifiutato. Ma è incredibile che in una cassa in cui c’è priorità non venga chiesto a una donna incinta se vuole passare avanti. Se non arriva dalle persone in fila, dovrebbe arrivare dalla cassiera che, in questo caso, mi aveva vista con il pancione. Non importa a nessuno, che sia una donna incinta o un disabile. Tantissime mi avete confermato che è così, una vergogna”. Quindi ha concluso: “La cosa più assurda è che le volte che mi hanno fatto passare avanti mi hanno guardato anche male. Dovesse capitarmi di nuovo, dirò direttamente che devo passare avanti perché sono incinta”.
Cassa con priorità per le donne incinte: nessuna norma ma è questione di buonsenso
Non esiste alcuna norma che stabilisca che disabili, anziani e donne incinte possano “scavalcare” la fila quando si è in coda. La cassa con priorità è stata introdotta per consentire a quelle persone in difficoltà di accedere a un beneficio che dovrebbe essere garantito in nome di buonsenso e cortesia nei confronti del prossimo. Non esistono però norme specifiche, purtroppo, che impongano di cedere il proprio posto a chi rientra in una delle categorie cui la “cassa con priorità” si rivolge. Diverso è il caso del “parcheggio Rosa” introdotto in alcune città italiane che, sulla base di regolamenti locali, ha consentito ai Comuni di deliberare autonomamente in attesa che sia riempito il vuoto normativo.