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Gaudiano: “Dopo Sanremo, riflettori spenti per il Covid. La vittoria a Tale e Quale non è una rivincita”

Gaudiano è il vincitore di Tale e Quale Show 2023. Vero e proprio camaleonte vocale, nessun artista è impossibile per lui da Al Bano a Tiziano Ferro. Fanpage.it lo ha intervistato per farsi raccontare le sue emozioni dopo il trionfo e il sogno di Sanremo: “Voglio bene ad Amadeus ma magari non sono pronto io per tornare. La parola Big è importante”.
A cura di Grazia Sambruna
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"Ho vinto anche perché sono un secchione e i secchioni vanno lontano". Luca Gaudiano, in arte Gaudiano, è un vero e proprio camaleonte vocale, in grado di imitare alla perfezione chiunque da Al Bano a Tiziano Ferro passando per Lewis Capaldi e Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. Attore di musical, cantautore e vincitore di Sanremo Giovani 2021 come anche trionfatore di Tale e Quale Show 2023. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare il suo trionfo e, inevitabilmente, anche per chiedergli se ci siano possibilità di rivederlo sul palco del prossimo Sanremo: "Non voglio insistere con Amadeus, ma se dovesse avere voglia di ascoltarmi mi farò trovare pronto", dice.

Tanti i personaggi che avrebbe voluto imitare ma che sono rimasti fuori dalla rosa delle puntate per questione di tempi. In primis, Billie Joe Armstrong, il cantante dei Green Day, che è il suo "mito per eccellenza". In esclusiva per Fanpage.it, un incredibile accenno di "Wake Me Up When September Ends". Gaudiano è un fenomeno da studiare. Intanto, abbiamo provato a conoscerlo meglio con questa intervista.

Hai vinto Tale e Quale Show. Puoi dare una risposta sincera o disonesta: te lo aspettavi? 

Vada per la risposta sincera: ho vinto e me lo aspettavo. Me lo aspettavo perché ce l’ho messa tutta. E perché sono un secchione.

Sempre stato secchione?

No, a scuola non sono mai stato bravo. Avendo fatto il liceo classico, per esempio, odiavo la matematica. Ma da quando ho iniziato a fare ciò che mi piace fare e quindi a non annoiarmi più per quello che cercavano di inculcarmi, sono diventato secchione. E i secchioni vanno lontano (ride, ndr)

In una puntata hai detto che la camminata verso il microfono del palco di Tale e Quale Show “toglie tutta la sicurezza che puoi avere in te stesso”.

Quel percorso lì dall’ascensore al microfono mi ha messo molta più ansia rispetto alla scalinata di Sanremo, per dire. Perché a Tale e Quale mi mettevo in gioco di più che con la mia musica. Dovevo interpretare un personaggio specifico che la gente conosceva benissimo. E quindi di conseguenza… Mi cagavo un po’ addosso (ride, ndr)

Il personaggio più difficile che hai dovuto interpretare?

Sicuramente Al Bano dal punto di vista tecnico. Dal punto di vista del lavoro della settimana, invece, Lewis Capaldi. Su Lewis Capaldi ho vacillato un po’, su Al Bano invece è andata molto bene. Mai avrei pensato di riuscire a imitarlo, non tanto per la voce quanto per la timbrica. Lewis Capaldi altro scoglio, ma sono arrivato comunque sul podio quindi alla grande!

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C’è un artista che ti sarebbe piaciuto imitare ma che è rimasto fuori dalla rosa? 

Certo! Avrei voluto imitare assolutamente Billie Joe Armstrong, il cantante dei Green Day. È il mio idolo per eccellenza! Lo avevo anche proposto, ma alla fine non c’è stato il tempo. Magari se dovessero mai richiamarmi per un prossimo Torneo di Tale e Quale…

Hai sempre avuto una passione per le imitazioni o l’hai maturata dovendo partecipare a Tale e Quale?

Quando ero più piccolo, intorno ai 15-16 anni, avevo una band che si chiamava “Medley”. Forse il nome era un po’ banale però andavamo per locali a fare mash up e cover delle canzoni che ci piacevano. A un certo punto, ci siamo resi conto che la gente si divertiva quando mi mettevo a fare le imitazioni dei cantanti…

E chi sono stati i primi che hai imitato, a quel tempo? 

Ho iniziato dai più “facili”, quelli che un po' tutti provano a imitare: Jovanotti, Ligabue, Vasco Rossi. Ma avevo già cominciato a fare Tiziano Ferro, ogni tanto…

La cosa più surreale che hai visto nel backstage di Tale e Quale Show? 

Durante le prove di Cirilli e Paolantoni sul pezzo delle Spice Girls. In pratica Paolantoni non si era ancora cambiato del tutto, quindi stava sul palco truccato e vestito da Spice a metà. Nel senso che sotto stava in mutande. Un momento altissimo! (ride, ndr)

“Hai una voce incredibile e se fossi un discografico punterei su di te”: sei riuscito a domare il giudice più severo, Cristiano Malgioglio.

Cristiano è stato tanto carino con me. Ma mi ha anche cazziato quando ha sentito la necessità di farlo. Con Tananai mi ha detto che sembravo ubriaco (ride, ndr).

Tornando nel backstage, com’è Malgioglio nei camerini? Vi si aggira coi costumi con cui lo abbiamo visto nelle varie puntate? 

La leggenda narra che neanche lui si sia mai visto struccato (ride, ndr). Nessuno di noi ha mai visto Cristiano diverso da come lo vediamo da casa. E questo è in un certo qual modo anche rassicurante perché ti fa percepire che lui sia davvero quello che appare.

Domanda inevitabile: Sanremo? 

Sanremo è una parola che mi suscita sia felicità che incertezza. All’inizio i dicevo: “Cazzo, sono l’unico che ha vinto Sanremo Giovani e che non riesce a tornare sul palco del Teatro Ariston!”. Un po’ mi colpevolizzavo di questa cosa qui. Adesso penso che ho delle cose da dire e dei canali espressivi che sono la canzone d’autore, la tv e il teatro. Voglio continuare a percorrerli. Se un domani dovesse esserci l’opportunità di presentare un brano e di essere ascoltato, io mi farò trovare pronto perché per il momento mi piace ancora scrivere le canzoni.

Quindi questo ipotetico “domani” non è oggi? Non hai proposto una canzone ad Amadeus? 

Io una canzone ce l’ho, anzi, anche più di una! Sono molto legato ad Amadeus perché mi ha aperto un po’ la strada discograficamente, è stato il mio trampolino. Io gli voglio bene.

E allora insistere, no?

Non voglio, perché è una cosa che fanno tutti. Ormai avrà canzoni per i prossimi tre Festival almeno perché tutti vogliono andare all’Ariston. Io credo che tutte le cose abbiano il loro momento giusto. Magari non sono pronto io per tornare. Voglio dire: alla fine la parola “Big” è importante. Ci devi stare dentro. Io sono un “Big”? Chi può dirlo.

Lo dici per umiltà, insicurezza o scaramanzia?

Non sono insicuro, so quello che so fare. Diciamo che se la musica fosse un esame all’Università non mi andrei a sedere se non fossi da 30 e lode.

Ti aspettavi di più dalla vittoria a Sanremo Giovani nel 2021?

Mi aspettavo sicuramente qualcosa di più in termini di numeri, volendo strizzare l’occhio al mio ultimo singolo che poi è proprio una riflessione su questa cosa qui: dopo quel Sanremo si sono spenti i riflettori e così anche i ritmi del mio progetto. Non ho avuto il tempo di andare in giro a suonare e neanche a registrare il mio disco, per via delle chiusure dovute al Covid. Nel frattempo ho continuato a lavorare da casa tenendo tutto pronto per quando finalmente sarebbe stato il momento di partire. Solo che questo momento, alla fine, è arrivato troppo tardi: il mio disco è uscito l’8 luglio del 2022. Ed è tantissimo per i tempi della discografia moderna in cui ogni mese un artista pubblica un brano come se il mercato fosse l’algoritmo di un social network.

Per te questa vittoria di Tale e Quale Show è stata una sorta di rivincita?

No. Non l’ho vissuta come una rivincita perché non sento di aver perso una partita prima di Tale e Quale.

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