Ha sacrificato la vita per difendere la sua terra dalla mafia. Renata Fonte, un'eroina dimenticata
pubblicato il 3 febbraio 2018 alle ore 11:43
Era il 31 marzo 1984 quando due sicari uccisero con tre colpi di pistola Renata Fonte, a pochi passi da casa sua. Aveva 33 anni. Solo due anni prima era stata eletta Assessore alla cultura e alla pubblica istruzione del comune di Nardò (Lecce). Lottava senza sosta contro le speculazioni edilizie e aveva particolarmente a cuore la salvaguardia del parco di Porto Selvaggio, nelle mire dei traffici illeciti della mafia salentina. Proprio per questo era considerata una persona scomoda. Come tutte le altre vittime di mafia, non pensava di diventare un’eroina, perché in realtà stava solo facendo il suo dovere."Mia madre era diventata, suo malgrado, leader di un movimento di politica e di pensiero - dice la figlia Viviana Matrangola - Aveva capito che in Salento stava attecchendo un sistema di cultura e di metodi mafiosi ma ha avuto il coraggio di affermare le proprie idee”. La giustizia ha arrestato i suoi assassini, ma sul vero mandante del suo omicidio ancora non è stata fatta chiarezza.
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