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Pierfrancesco Favino e la sua sorprendente imitazione di Pupella Maggio

Pierfrancesco Favino produce in una riuscitissima imitazione, quella dell’attrice napoletana Pupella Maggio nota per il suo lungo sodalizio artistico con Eduardo De Filippo.
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Che Pierfrancesco Favino fosse un attore duttile e ricco di sorprese lo si sapeva da tempo: la sua capacità di passare dal registro drammatico a quello della commedia e il suo volto, riconoscibile e al tempo stesso capace di farsi dimenticare quando si ‘cala' nella parte ne fanno uno degli artisti italiani più bravi e capaci.

Anche che l'attore fosse anche un provetto imitatore è cosa nota. E fra le tante c'è un imitazione forse poco nota ma che gli riesce particolarmente bene: è quella della grande Pupella Maggio. In una story Instagram di qualche tempo fa Favino si produce in una giocosa (e piena di rispetto e ammirazione) parodia della caratteristica voce dell'attrice partenopea.

La storia dell'attrice napoletana Pupella Maggio

I più giovani faticheranno ahinoi a ricordarne il nome, ma non la faccia, soprattutto se amano Eduardo De Filippo: Pupella è la Cuncetta Cupiello della celebre commedia natalizia ma non solo. Eduardo volle la Maggio in scena in molte sue opere, costruendo un sodalizio intenso e ben documentato dalla biografia dell'attrice, "Poca luce in tanto spazio".

Pupella, figlia del grande capocomico Mimì Maggio e di Antonietta Gravante, erede di una famiglia celebre di circensi, sorella di attori rilevanti nella storia del teatro e del cinema (Rosalia, Dante, Beniamino) fu nota anche per alcuni piccoli ma rilevantissimi ruoli al cinema in film che fecero la storia, vincendo anche l'Oscar. Tre su tutti: Miranda, la madre di Titta in "Amarcord" di Federico Fellini; Maria, la mamma di Salvatore il protagonista di "Nuovo cinema Paradiso" di Giuseppe Tornatore; la contadina nel "La Ciociara" di Vittorio De Sica. Pupella recitò anche nel "Medico della mutua" con uno straordinario Alberto Sordi e fu amatissima come interprete nelle sceneggiate con Mario Merola.

Amava dire del suo volto e del suo fisico esile:  "Songo brutta e nun so bella, chesta so, ‘na cartuscella, ‘na palomba co’ ‘na scella, e me chiammano Pupella" (Sono brutta e non sono bella, questa sono, esile come un foglio di carta, come un colombo con un'ala sola e mi chiamano Pupella).

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