Da "Moonlight" al 'Muslim Ban' di Asghar Farhadi: gli Oscar più politici di sempre
pubblicato il 1 marzo 2017 alle ore 12:43
Milano (askanews) - Non c'è stato bisogno di grandi discorsi o di manifestazioni sul red carpet: la serata degli Oscar si è trasformata comunque in una enorme e continua critica all'amministrazione Trump nei fatti. L'edizione 2017 sarà ricordata non solo per l'errore nell'annuncio del premio a miglior film a "La la land", ma anche per essere stata una delle edizioni più politiche di sempre.A partire proprio dal vero vincitore come miglior film, "Moonlight" di Barry Jenkins, tutto l'opposto del patinato e spensierato "La la land". Dalle luci di Hollywood si passa ai sobborghi di Miami con un film poetico che racconta una storia di discriminazione e formazione, attraverso le varie fasi della vita di un ragazzino di colore omosessuale. Lo fa tenendosi lontano dagli stereotipi, come nel caso del personaggio interpretato da Mahershala Ali, uno spacciatore con un'etica che diventa una sorta di padre putativo per il bambino. Ruolo per cui l'attore afroamericano ha vinto un Oscar da non protagonista, primo musulmano di sempre. Cosa non da poco, in epoca di divieti e bandi per i cittadini di fede islamica. Se a questo si aggiunge la statuetta di miglior attrice non protagonista per Viola Davis, è evidente che siamo molto lontani dalle polemiche per gli "Oscar so white" dell'anno scorso, quando non mancarono le critiche per la scarsa presenza di persone di colore fra i nominati.
La presa di posizione più forte è del regista iraniano Farhadi, miglior film straniero con "Il cliente", che ha scelto di non partecipare alla cerimonia. Sul palco è salita Anoushes Ansari, ingegnere ex astronauta iraniano-americana, che ha letto una dichiarazione del regista. "Sono dispiaciuto di non essere voi stanotte. La mia assenza è in segno di rispetto per tutte le persone del mio Paese e quelle delle altre sei nazioni a cui una legge disumana che vieta l'ingresso dei migranti negli Stati Uniti ha mancato di rispetto."
Non ha invece potuto scegliere uno dei "White helmets" soccorritori volontari che salvano i siriani dalle macerie dopo i bombardamenti e cameramen dell'omonimo corto-documentario vincitore per la sua categoria all'Oscar: bloccato in aeroporto in Turchia, non ha avuto il permesso di partire per gli Stati Uniti.
Mentre sul red carpet sono spuntati i fiocchi azzurri dell'Aclu, associazione americana per i diritti civili che fin da subito si è opposta alle leggi anti migranti di Trump, il presentatore Jimmy Kimmel non ha risparmiato qualche battuta. "Questa trasmissione è vista da milioni di americani e da oltre 225 paesi in tutto il mondo che attualmente ci odiano".
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