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“Si è definito fascista e figlio di Mussolini, poi mi ha preso a pugni”, Luca racconta l’aggressione a Pavia

“Sono fascista e figlio di Mussolini”, poi l’aggressione a pugni in faccia. Questa, secondo il racconto del segretario provinciale di Sinistra italiana Pavia Luca Testoni, la risposta di due uomini in centro a Pavia al volantinaggio per le comunali nella città lombarda.
A cura di Chiara Daffini
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Lorenzo Testoni
Lorenzo Testoni

Sinistra italiana denuncia una “aggressione fascista” avvenuta ieri pomeriggio sabato 4 maggio a Pavia, nei confronti di due esponenti che stavano facendo volantinaggio per le strade. Il segretario provinciale di Sinistra Italiana Pavia, Luca Testoni, e Lorenzo Colombo, segretario a Varese, sono stati aggrediti da due passanti, il primo dei quali, rifiutando un volantino elettorale, si è autodefinito fascista e figlio di Mussolini". Il racconto di Testoni a Fanpage.it.

Che cos'è successo sabato 4 maggio?

"Io e Lorenzo Colombo sabato pomeriggio stavamo volantinando davanti alla nostra sede, qui a Pavia, la sede di Alleanza Verdi e Sinistra per le comunali a cui sono candidato. A un certo punto Lorenzo, che era con me, ha dato un volantino per le comunali a due persone che stavano passando. Il primo dei due lo ha rifiutato dichiarandosi “fascista e figlio di Mussolini”. E poco dopo il secondo ci ha aggrediti, prendendoci a pugni".

Si ricorda chi erano queste persone?

"Il primo, quello che ha rifiutato il volantino e si è definito “fascista e figlio di Mussolini”,
era più anziano. Il secondo, che ha detto di essere il figlio, era invece più giovane, sulla cinquantina di anni".

Quando è degenerato il tutto?

"Dopo che il primo ha rifiutato il volantino, Lorenzo gli ha risposto con una frase sicuramente non conciliante ma assolutamente tranquilla, in sostanza gli ha detto che noi non gradiamo che Pavia sia piena di fascisti che girano per la città. Il secondo si è si è girato di colpo e lo ha aggredito con un pugno al volto. A questo punto lui ha rincorso i due aggressori, mentre io chiamavo le forze dell'ordine, chiedendo loro il nome di chi l'aveva picchiato, per poi decidere cosa fare. Lui ha solamente chiesto a questa persona di dirgli il suo nome e dopo un po’ questa persona si è girata di scatto tirandogli ancora un pugno in volto. Nel frattempo io, che ero già al telefono con i carabinieri, ho urlato “Sono al telefono con i carabinieri”, a questo punto sono stato colpito anch'io".

Le persone intorno a voi come hanno reagito?

"Alcuni sono scappati e si sono allontanati, altri invece hanno cercato di tenerlo, di tenerlo lontano da noi. Si sono anche messe in mezzo e ovviamente li ringrazio per questo. Quello che veramente ci ha lasciato scioccati è la cattiveria di questa persona nel tirare i pugni, una cattiveria veramente bestiale".

Che conseguenze avete avuto a livello fisico?

"Siamo stati portati in pronto soccorso quasi immediatamente, ci sono stati dati alcuni giorni di prognosi sia a me che a Lorenzo. Nessun danno estremamente grave, però alcune ferite, per fortuna piuttosto lievi, però con sei giorni di prognosi a testa".

Questo episodio vi ha intimorito?

"Noi ancora più convintamente continueremo la nostra campagna elettorale in modo serrato, continueremo a lottare per le nostre idee. Già il giorno successivo eravamo di nuovo in centro a Pavia a volantinare, perché non ci stiamo, non ci stiamo a questo clima e continuiamo a lottare per una Pavia e per un'Europa solidale e pacifica".

Pensate di agire per vie legali?

"Stiamo svolgendo tutte le azioni necessarie con i nostri legali per poi decidere in dettaglio come agire. E presenteremo nei prossimi giorni un'interrogazione parlamentare sull'accaduto a prima firma dei senatori Magni e De Cristofaro".

Che idea si è fatto di questa vicenda?

"Sicuramente (questo episodio) denota per certi versi quasi uno sdoganamento di certe posizioni. La tranquillità con cui questa persona si è dichiarata fascista, la tranquillità con cui l'altra persona ci ha aggredito. Non è la prima volta che accadono queste cose anche qui a Pavia, poche settimane fa, durante un corteo a sostegno di Ilaria Salis, militanti neofascisti hanno aggredito le persone che erano in piazza. Ma anche negli anni scorsi di aggressioni di stampo neofascista ce ne sono state diverse. Ma poi soprattutto, quello che io ho notato è da un lato un grandissimo sostegno, lo dico anche con un pizzico di commozione, da parte di amici, conoscenti, esponenti di partiti antifascisti, di sinistra, di centro sinistra. Dall'altra, invece, il silenzio più totale da parte degli esponenti di centro destra, che è un silenzio assordante, questo, che sembra quasi legittimare questo tipo di comportamenti".

Secondo lei in Italia si è creata la convinzione che gli antifascisti siano solo quelli di sinistra?

"Partiamo da un presupposto molto semplice: essere antifascisti significa riconoscersi nella Costituzione repubblicana. Quindi definirsi antifascisti significa “banalmente” definirsi democratici. E questo quasi imbarazzo nel definirsi antifascisti da parte della destra e di parte del centro destra porta poi appunto a legittimare questo tipo di azioni indirettamente. C'è una parte sicuramente di Italia che non si è mai riconosciuta nei valori della Resistenza e ha sempre cercato di sdoganare dopo anni il termine “fascista”, il termine “figlio di Mussolini”. Fino a qualche decennio fa nessuno si sarebbe mai permesso in strada di definirsi “figlio del duce”, oggi invece questo ritorna, sembrano quasi voler ritornare ad affermare un'identità che è un'identità che è stata smentita completamente dalla storia".

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