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Carlo, ebanista a 96 anni: “Vorrei tramandare la passione, nessuno vuole più fare questo lavoro”

Nella sua bottega di Aversa (Ce) realizza ancora cornici artigianalmente. Dopo una vita passata lavorando il legno, oggi vorrebbe tramandare la sua arte ai giovani.
A cura di Antonio Musella
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Carlo Mottola / foto Fanpage.it
Carlo Mottola / foto Fanpage.it

Carlo Mottola ha 96 anni, è un'ebanista e si è formato fin da giovane a questa preziosa e artistica professione. Ha imparato a lavorare il legno, la sua passione di una vita, ha realizzato mobili d'arte ed oggi è uno degli ultimi artigiani di questo tipo rimasti. Nella sua bottega di Aversa in provincia di Caserta, porta ancora avanti la sua attività, oggi prevalentemente come corniciaio.

È qui che ci accoglie per raccontarci la sua storia fatta di passione e sacrifici, e soprattutto di un desiderio: quello di tramandare il mestiere ai giovani. "Nessuno vuole più fare questo lavoro" ci racconta, anche se potenzialmente è un lavoro molto redditizio. Carlo, alla sua veneranda età continua a lavorare il legno con precisione e passione, tra i ricordi del passato ed una vena artistica che non vuole assolutamente andare in pensione. La sua storia ci racconta l'importanza di tramandare l'arte degli antichi mestieri, con le loro capacità e le loro straordinarie competenze. Tramite Fanpage.it, Carlo ha voluto lanciare un messaggio ai giovani.

La passione fin da giovane e poi l'impiego nella pubblica amministrazione

Il maestro Carlo Mottola nella sua bottega tiene in bella mostra i premi e gli attestati di una vita, incorniciati splendidamente, ovviamente. E' qui che ancora crea ed assemblea cornici, vende stampe e quadri riprodotti su tessuti. "Io amo molto Klimt" ci racconta mentre ci mostra le opere catalogate nel suo laboratorio, pronte per essere incorniciate e vendute. "La mia passione è sempre stata l'ebano, forse perché avevo un nonno che era un grande ebanista – ci racconta – fin da piccolo mi sono formato a questo mestiere e per circa 12 anni ho lavorato in bottega". Da ebanista, Carlo realizzava mobili d'arte, prodotti lontanissimi dalla qualità che viene offerta oggi negli showrooms o nel grandi centri commerciali. "Io ho costruito tutti i mobili della mia famiglia, ma non mi limitavo solo al lavoro di bottega. Dopo 10 ore di lavoro andavo alla scuola serale per imparare il disegno, quello tecnico e quello artistico, erano 2 ore di scuola tutte le sere e per arrivarci dovevo fare 4-5 chilometri a piedi".

Già, perché per fare questo mestiere non basta solo la capacità manuale ma servono anche le conoscenze tecniche. Lo sviluppo di un'opera è fatta di scelte sui materiali, sui colori, ma anche di calcoli e di sviluppo dell'opera. "Quando bisogna impostare la costruzione di un mobile ti servono tante conoscenze, per questo io andavo a scuola per essere completo" ci racconta. Poi Carlo decide di lasciare la bottega di ebanista per un lavoro sicuro quello nella pubblica amministrazione. "Il mio più grande errore fu quello di lasciare il legno, mi impiegai nell'amministrazione provinciale di Napoli. E lì ci sono rimasto per quasi 40 anni. Ma in tutto quel tempo io non ho mai abbandonato il legno, è rimasta la mia passione e continuavo a cimentarmi nella realizzazione di opere". Poi dopo la pensione, la vita di Carlo è cambiata di nuovo. "I primi 6 mesi dopo la pensione mi sentivo di uscire pazzo. Non riuscivo a stare tutta le giornata senza fare niente. Io avevo un locale qui ad Aversa, e così  presi i macchinari e iniziai a fare le cornici. All'inizio erano piccole e nemmeno di grande qualità rispetto ai materiali. Ma poi piano piano le cose cominciarono ad ingranare e presi anche il secondo locale ingrandendo l'attività. Ed è da 30 anni che lavoro nella mia attuale bottega" racconta il maestro.

"Ai giovani dico: guadagnerete più di un chirurgo"

La bottega di Carlo ad Aversa è piena di materiali, vernici, vetri, stampe, è esattamente come ci si immagina la bottega di un maestro artigiano. E qui che ha provato anche a tramandare ai nipoti la sua arte. "Ma non ci sono riuscito – ci dice – innanzitutto perché fare l'ebanista è un sacrificio, e poi perché non riescono a capire il valore potenziale di questo lavoro, credono che fare il corniciaio sia un lavoro umile, ma non è affatto così". Ed infatti l'analisi che il maestro Carlo fa delle potenzialità di questo antico mestiere sono assolutamente lucide e riscontrabili. "Con l'avvento delle macchine è cambiato tutto, oggi trovate i mobili della Brianza, ma sono tutti di truciolato o compensato, mobili fatti anche bene ma di scarsa qualità. Soprattutto a realizzare questi mobili sono le macchine e non l'arte dell'uomo. Si capisce subito la differenza quando c'è l'arte a quando non c'è. Nei mobili di oggi ci sono solo le macchine. Oggi questo mestiere non lo vuole fare più nessuno" ci spiega.

Ed infatti oggi la realizzazione di mobili fatti direttamente dai maestri artigiani ha dei costi considerevoli, a cui si aggiunge il fatto che è molto difficile trovare degli ebanisti. Così come trovare anche un semplice corniciaio spesso è impresa assai ardua soprattutto nelle grandi città dove questo mestiere si è perso. Anche per fare una cronice serve studio, disegno e capacità di calcolo. Carlo dopo averci provato con i nipoti desidera ardentemente, dall'alto dei suoi 96 anni, tramandare la sua arte a qualcuno. Ma c'è un problema ci dice: "Ma dove li trovo i giovani? Dove stanno?". Ed è così che mettiamo a disposizione le nostre telecamere per consentire a Carlo di lanciare un messaggio. "Quello che voglio dire ai giovani è che domani guadagnerà più un corniciaio di un chirurgo. Di chirurghi ce ne sono tanti, ma di corniciai sempre meno".

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