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Gino Sorbillo mostra il listino della pizzeria di quarant’anni fa. E risponde a Briatore che fa la pizza col mattarello

Ed ecco l’ennesimo botta e risposta tra il pizzaiolo più popolare di Napoli e l’imprenditore del lusso che vuole aprire un locale della sua catena di pizzerie in città.
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Gino Sorbillo nel suo locale in via Tribunali a Napoli
Gino Sorbillo nel suo locale in via Tribunali a Napoli

Gino Sorbillo e Flavio Briatore si conoscono e si sono anche confrontati, nel salotto di Bruno Vespa, quando esplose la polemica sulla pizza napoletana tradizionale e quella "cracker" pagata di più , realizzata dalla catena "Crazy Pizza" dell'imprenditore. Briatore ha ora annunciato, col suo tono solito, di voler aprire una filiale della sua attività a Napoli – la zona individuata è quella del Lungomare Caracciolo.

E siccome l'ex manager della Formula 1 conosce bene il valore dei media, a Napoli sa che sul tema pizza tradizionale ha, come si dice, «truvato ‘o ddoce», ovvero terreno fertile di polemica e ovviamente pubblicità gratuita. Sorbillo che d'altro canto non è certo un novellino quando si tratta di mettersi davanti alla telecamera e far parlare del suo prodotto in tutto il mondo, l'ultimo esempio è quello della sua pizza all'ananas, non si è sottratto.

Dunque stamattina Gino Sorbillo si è messo vicino ad un vecchio menù di pizzeria degli anni Ottanta, per mostrare la differenza tra ieri e oggi e rispondere a Flavio Briatore. «Questo – dice – è un vecchio menù che era in uso tanti anni fa nella stragrande maggioranza delle pizzerie napoletane. Come potete vedere, le pizze erano una decina o al massimo una dozzina, e non si usavano alcuni ingredienti ora di uso comune nelle pizzerie napoletane, come il prosciutto crudo, la rucola e la mozzarella di bufala. Questo per dire che la pizza napoletana e il suo disco di pasta hanno mantenuto tutti gli ingredienti che poi sono stati aggiunti sopra, come anche l'ananas, che ha creato tante polemiche».

La polemica è nata dal fatto che Sorbillo ha espresso la sua opinione sulla pizza firmata Briatore (ma fatta da terzi, visto che lui a differenza di tutti i principali brand napoletani non è pizzaiolo) dicendo che non stenderla a mano ma usare il mattarello non fa di quel prodotto qualcosa legato alla tradizione. Già, perché la pizza che Briatore fa pagare un bel po' nei suoi locali, è una sorta di sottile e croccante disco di pasta steso col mattarello. Eresia per i napoletani.

Il listino della pizzeria anni Ottanta mostrato da Gino Sorbillo

Quanto costava una pizza negli anni Ottanta a Napoli?

Sorbillo mostra il listino della pizzeria anni Ottanta, ovviamente in lire italiane. La più semplice, la pizza marinara, costava 2.000 lire. La classica margherita costava 2.500 lire, poi con  500 lire in più si potevano avere aggiunte di salame, prosciutto cotto o funghi. La mitica pizza salsicce e friarielli 4.500 lire, il ripieno al forno o fritto dalle 4.000 alle 4.500 lire. E infine, la specialità della casa, la pizza "Bella Napoli", la più cara: 6.000 lire.

Il più popolare pizzaiolo napoletano sul suo argomento "sale in cattedra" e racconta «Un tempo sulla pizza non si usavano neanche i seguenti ingredienti che oramai troviamo in tantissime pizzerie sia Napoli che nel mondo: la rucola, il prosciutto crudo, il prosciutto Patanegra, le alici del Cantabrico, l’emmental svizzero, la pancetta, lo speck dell'Alto Adige, il lardo di Patanegra,  il Gorgonzola, la mozzarella di Bufala dop, il Pomodorino giallo, il burro di Normandia, il tartufo, eccetera. Solo per questi (ed altri) ingredienti "nuovi e non tradizionali" nessuno si scandalizza?».

Sorbillo però è fair e tornando al caso di Flavio Briatore conclude:

Voglio cogliere l'occasione per fare un augurio a mister Briatore per questa nuova apertura a Napoli, nel capoluogo partenopeo. Perché Napoli è soltanto contenta che possa arrivare un altro progetto importante ed interessante e non vediamo l'ora che questo avvenga per festeggiare insieme.

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