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Funerali Bruno Segre, addio al partigiano morto a 105 anni: “Ha sempre lottato per la libertà”

A Torino l’ultimo saluto a Bruno Segre, avvocato e partigiano morto pochi giorni fa. È stato uno dei fari del Novecento, in tanti gli hanno reso omaggio.
A cura di Sara Iacomussi
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“Ci accorgeremo di quanto manca Bruno Segre nei prossimi giorni, mesi, anni a venire perché fin quando c’era lui ascoltavi lui, seguivi i suoi discorsi, andavi alle sue conferenze. Ma ora che non c’è più il problema è: chi ci sarà al posto di Bruno Segre?”. A parlare è Nico Ivaldi, il biografo di quello che è stato una memoria storica del Novecento italiano, Bruno Segre, morto a 105 anni lo scorso 27 gennaio e che oggi ha ricevuto l’ultimo saluto sulle note dell'"Internazionale" al Cimitero Monumentale di Torino, da centinaia di persone.

“Uno degli ultimi testimoni della storia che ci lascia, perché sono rimasti ormai pochissimi, tra cui Liliana Segre e Sami Modiano – sono le parole commosse del figlio Spartaco – e quindi con molta tristezza ci ha lasciato anche papà”. Insieme a lui il nipote Ruben, avvocato come il nonno: “Il lascito più importante è il comprendere che la libertà non è qualcosa che arriva ma che si prende. Si prende e la si tiene stretta e bisogna combattere sempre: dall’aborto, al divorzio, alla libertà di coscienza, alla libertà di espressione. Sono tutti approdi che non arrivano dal nulla ma bisogna prenderseli e difenderli con qualunque mezzo”.

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“Tutta la sua vita è stata guidata in un certo senso dalla lotta per la libertà, per la giustizia, per i diritti civili. Lui è stato un grande combattente, a parte durante la Resistenza" spiega Ivaldi. "Queste qua sono le battaglie principali in cui Bruno Segre non si è risparmiato nemmeno un attimo e fino alla fine della sua vita e dei suoi giorni, aveva un pensiero per la libertà che manca in tante parti del mondo, per i diritti civili che mancano e per le tante persone che soffrono ai quattro angoli della terra”.

Durante il funerale, non può mancare un riferimento alla politica attuale: “Mio nonno definiva la politica di oggi in preda a dei mediocri senza l’integrità dei politici del passato – dice Ruben – anche quando lui battagliava in Consiglio comunale ed erano di opposto colore – lui era socialista – e c’erano diatribe coi democristiani, c’era sempre poi alla fine un punto di contatto, con la dialettica del dialogo e quindi del conflitto ma poi del rispetto della dignità delle parole di ognuno. Non confidava molto nei politici di oggi ma certamente confidava nelle garanzie costituzionali che ci salvaguarderanno nel futuro”.

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