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Dopo le sospensioni la protesta degli studenti del Tasso: “Valditara continua ad ignorarci”

Continuano a farsi sentire gli studenti e le studentesse del liceo Tasso di Roma, in presidio all’uscita di scuola dopo le sospensioni e l’attacco diretto subito dal ministro Giuseppe Valditare. “Continuano ad ignorarci, ma noi vogliamo risposte”.
A cura di Beatrice Tominic
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"È più facile concentrarsi sul rumore mediatico piuttosto che cambiare punto di vista e cercare di capire il nostro". Lo hanno ribadito anche oggi gli studenti e le studentesse del liceo Tasso di Roma, che non smettono più di farsi sentire. Dopo l'occupazione e la lunga diatriba con il preside che ha deciso di punirli con sospensioni e 5 in condotta, dopo l'apprezzamento dei provvedimenti da parte del ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e la risposta degli studenti e delle studentesse affidata a Fanpage.it, ancora una volta, all'uscita di scuola, si sono riuniti in un presidio davanti all'entrata dell'istituto.

"Non siamo d'accordo sul come protestare, sul come far arrivare la nostra voce, ma oggi più che mai siamo tutti uniti nella nostra insofferenza verso questa politica che preferisce concentrarsi sul rumore suscitato dalle sanzioni disciplinari piuttosto che su ciò che abbiamo da dire noi".

Le richieste degli e delle studenti

Come hanno spiegato a Fanpage.it, le richieste da parte del corpo studentesco sono sempre le stesse. La scuola, secondo gli e le studenti che la vivono ogni giorno, deve essere transfemminista. Cioè antirazzista, antifascista e anticlassista. Ma deve anche aiutare tutti e tutte. Non solo nei casi di violenza, una volta avvenuti: dovrebbe trovare il modo di prevenirla. "L'educazione sessuale e affettiva deve partire dall'infanzia e rendere la scuola uno spazio percorribile da tutti e tutte: non basta un corso facoltativo", hanno ribadito. "Occorre trovare il modo di aiutare chi è in difficoltà: i tentativi di suicidio non possono essere definiti episodi di percorso come, invece, troppo spesso abbiamo sentito".

E poi sottolineano: "La nostra intenzione non era assolutamente focalizzarci sulle sanzioni, eravamo consapevoli delle conseguenze, ma sulle richieste e le nostre necessità. Abbiamo occupato la scuola per far sentire la nostra voce, che è rimasta inascoltata – continuano – Su di noi è scesa questa bufera mediatica, ma si è discostata totalmente dal messaggio che volevamo mandare".

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