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Auto distrutta con petardi a Molfetta: era usata dal padre per accompagnare il figlio disabile dai medici

Un gruppo di giovani ha vandalizzato un’auto la notte di Capodanno a Molfetta facendo esplodere petardi nel motore: apparteneva al papà di un ragazzo disabile che la utilizzava per accompagnare il figlio dai medici.
A cura di Ida Artiaco
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Era utilizzata da un papà per accompagnare il figlio disabile dai medici la Renault Clio vandalizzata e distrutta con petardi la notte di Capodanno a Molfetta, in Puglia. Le immagini di quel gesto avevano fatto il giro dei social media: nel video in questione si vede un gruppo di giovani col volto coperto da cappucci far esplodere alcuni petardi nel motore della vettura, che si è ribaltata sull'asfalto di piazza Vittorio Emanuele.

Nelle ore successive, il sindaco della città in provincia di Bari, Tommaso Minervini, ha comunicato che grazie alle immagini di videosorveglianza raccolte alcune delle persone individuate sono state segnalate alla procura di Trani, mentre i minorenni a quella di Bari.

Sempre il primo cittadino è dovuto poi intervenire di nuovo per smentire una notizia che era circolata nelle scorse ore in merito al pagamento della rimozione dell’auto vandalizzata la notte di Capodanno, che secondo organi di stampa sarebbe stata a carico del proprietario.

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"Si precisa che, da una verifica effettuata dal Comando di Polizia Locale e attraverso informazioni assunte sia dal proprietario del veicolo, sia dalla G. T. Automotive Soccorso Stradale S. R. L., Ditta autrice della rimozione, risulta che non è stato richiesto, ai proprietari dell’auto, alcun pagamento per l’intervento effettuato. I fatti relativi alla grave lesione dell’Ordine pubblico avvenuti la notte del 31 dicembre scorso, istituzionalmente in capo alle Forze dell’Ordine, non possono giustificare notizie lesive della dignità di persone e Istituzioni", ha scritto sulla propria pagina Facebook.

Infine, questa mattina l'ultima triste novità sul caso: come riferisce La Gazzetta del Mezzogiorno, la vettura apparteneva ad un uomo, padre di un ragazzo con disabilità, un mezzo utilizzato prevalentemente per accompagnarlo alle terapie a cui periodicamente è costretto a sottoporsi.

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