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Come e quando denunciare una violenza sulle donne: i consigli di una carabiniera a Fanpage.it

“Quando la vittima arriva in caserma il nostro primo pensiero, oltre a quello di prendere la denuncia, è di ascoltarla, di creare un ambiente tranquillo in modo tale che lei possa parlare in estrema tranquillità”: il maresciallo ordinario dei Carabinieri Giada Moschetti invita le donne vittime di violenza a denunciare sempre.
A cura di Giorgia Venturini
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Il maresciallo ordinario dei Carabinieri Giada Moschetti, in servizio alla stazione di Milano Moscova
Il maresciallo ordinario dei Carabinieri Giada Moschetti, in servizio alla stazione di Milano Moscova

Denunciare sempre, così le forze dell'ordine possono intervenire. Lo precisa più volte il maresciallo ordinario dei Carabinieri Giada Moschetti, in servizio alla stazione di Milano Moscova: qui, come tutte le altre caserme, arrivano denunce di donne vittime di maltrattamenti. Ma dopo la denuncia come procedono le indagini? Come viene la denuncia la donna? Il maresciallo Moschetti lo ha spiegato a Fanpage.it.

Maresciallo, quanto è importante denunciare?

Il messaggio che vogliamo far arrivare come Arma dei carabinieri, e come appartenenti alle forze dell'ordine, è quello di spingere le donne vittime di violenze economiche, fisiche e psicologiche a denunciare. Troveranno sempre un operatore pronto ad ascoltarle e a tutelarle, sia durante che dopo la denuncia. Non devono aver paura perché noi siamo lì per loro.

Riceviamo spesso denunce per maltrattamenti in famiglia: la donna prende il coraggio di denunciare e di tutelare così anche i propri figli. Quando la vittima arriva in caserma il nostro primo pensiero, oltre a quello di prendere la denuncia, è di ascoltarla, di creare un ambiente tranquillo in modo tale che lei possa parlare in estrema tranquillità e confidare tutte quelle violenze subite e che non ha avuto fino a quel momento il coraggio di denunciare.

Come procedete una volta presa la denuncia?

Nel momento in cui la donna inizia a parlare, noi cerchiamo di non interromperla. Solo in un secondo momento cerchiamo di chiederle i particolari e di circostanziare il tempo e i luoghi della violenza. Successivamente chiediamo alla donna se vuole essere collocata in una comunità protetta in modo tale da allontanarla insieme ai suoi figli dall'uomo violento. In un Centro antiviolenza potrà usufruire anche di un percorso psicologico. La vittima può anche scegliere di recarsi in un'altra dimora, magari quella di un amico o di un familiare, l'importante che resti sconosciuta all'uomo.

E una donna è sempre in tempo a denunciare…

Si denuncia sempre, anche a distanza di mesi e di anni. La violenza non ha tempo perché la violenza psicologica e fisica in una persona e una donna rimane sempre. Se la denuncia viene presa uno, due, tre mesi dopo il fatto verrà considerata allo stesso modo di una donna che ha subito la violenza il giorno prima.

Negli ultimi fatti di cronaca che vede vittima una donna, notiamo che l'età degli aggressori – autori di maltrattamenti e stupri – è sempre più bassa. Questo è confermato anche dalle vostre indagini?

L'età degli aggressori non è per forza over 40, ma anche, e soprattutto, tra i 20 e i 30 anni.

Questo perché?

Perché manca un'educazione di base che non viene data correttamente. Sui ragazzi influisce anche "il branco", che dà forza ai giovani di commettere qualsiasi violenza contro la donna.

Come si spezza il ciclo della violenza?

Agli uomini bisogna insegnare fin da piccoli l'educazione e il rispetto nei confronti della donna. L'educazione può arrivare dalla famiglia e dalla scuola: è importantissimo perché l'uomo quando inizia a rispettare la persona inizia a rispettare anche la donna.

In attesa che si inizi con un percorso di educazione per gli uomini, le donne come possono evitare di finire nel ciclo della violenza? Ci sono campanelli d'allarme?  

I primi atteggiamenti, che possono reputarsi campanelli d'allarme in una relazione che potrebbe diventare tossica, sono un controllo eccessivo da parte dell'uomo nella vita della donna. Un comportamento eccessivo di gelosia. Ma anche un continuo chiedere alla donna informazioni sulla sua posizione. Così come un eccessivo flusso di messaggi, telefonate e mail.

Non bisogna sottovalutare questi campanelli di allarme, perché sono quelli che poi innescheranno quello che è il ciclo della violenza. L'incontro chiarificatore non ci deve assolutamente essere perché quell'incontro nella maggior parte delle volte finisce in episodi violenti.

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