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L’amico di Giogiò: “Era un buono. Morto un fratello, non so se resterò a Napoli”

Il ricordo degli amici di Giogiò: “Non possiamo che pensare che qui ormai è tutto marcio, questa città non è quella che fanno vedere in Tv”
A cura di Antonio Musella
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Giovanni Carniero, amico di Giovanbattista Cutolo
Giovanni Carniero, amico di Giovanbattista Cutolo

L'emblema del bravo ragazzo era Giovanbattista Cutolo, per tutti Giogiò, ucciso a 24 anni al termine di una serata con i suoi cari amici, da un ragazzino di 16 anni che ha confessato di averlo ucciso con 3 colpi di pistola. I motivi sono futili, e come ha ricostruito Fanpage.it, probabilmente legati ad un atteggiamento di continua provocazione di un gruppo di minorenni, tra cui il ragazzino armato che ha ucciso Giogiò, ed un gruppo di amici, bravi ragazzi, lavoratori, con sogni, speranze, passioni.

Giovanni Carniero era uno dei più cari amici di Giogiò, è stato insieme a lui anche l'ultima sera, quella in cui ha trovato la morte. Ragazzi che hanno studiato, che lavorano per mantenersi, che hanno sogni, che non hanno famiglie ricche alle spalle, ma che hanno saputo educarli alla dignità e non alla cultura del sopruso e della violenza. Piazza Dante era una delle piazze dove la comitiva si ritrovava, dopo il lavoro, oppure per fare serata, per parlare di sport, di musica, di tutto quello che succedeva. Ragazzi e ragazze normalissimi in una città dove niente è normale. Buona per i turisti, buona per chi gestisce baretti e B&B, ma difficile da vivere, anzi, difficilissima.

"Un ragazzo buono e di talento"

"Giovanni era un ragazzo buono, hai presente il pane? Vicino a lui era cattivo. Una delle persone più intelligenti che ho mai incontrato. Il mio ricordo intimo, oltre agli scherzi, al volersi bene, allo stare insieme, era quando tornavamo a casa e facevamo un tratto di strada insieme. Ci fermavamo davanti ad un palazzo vicino casa sua, ci fumavamo una sigaretta e parlavamo di tutto. Era il nostro momento e lo porterò con me sempre" ci racconta Giovanni, 29 anni, uno dei tanti bravi ragazzi amici di Giogiò.

Un ragazzo sempre disponibile Giovanbattista, padre scenografo teatrale, madre psicoterapeuta, ed una passione infinita per la musica, come ci ha anche raccontato il suo maestro Gaetano Russo, direttore della Nuova Orchestra Scarlatti.

"Giogiò sognava di fare il musicista – ci racconta Giovanni – ed era già molto considerato perché lui studiava ancora al conservatorio, era un cornista, ma già suonava con i professionisti. Questo fa capire anche il talento che aveva, un talento che dimostrava per qualsiasi cosa si mettesse a fare".

Un ragazzo che sperava anche di fare esperienza girando il mondo: "Spesso abbiamo immaginato di andare anche all'estero, a Giogiò ci voleva andare sempre per la musica, per migliorarsi e per suonare nelle grandi orchestre" ci racconta Giovanni.

L'opinione pubblica in città è sconvolta da questo omicidio senza senso, l'ennesimo episodio di una città in cui le persone per bene fanno una fatica bestiale a vivere. Sul luogo dell'omicidio, all'angolo tra Piazza Municipio e via Marina, fuori al pub dove Giovanbattista è stato ucciso, sono comparsi fiori e lettere. È stata convocata una prima manifestazione in Piazza Bellini, poi ce ne sarà un'altra sabato 2 settembre in piazza Municipio.

"Vittima di una città che maschera i drammi"

Uno sgomento che proprio Giovanni, amico di Giogiò ci aiuta a mettere a fuoco: "Il primo sentimento è quello della devastazione, mi hanno ucciso un fratello – ci dice – il secondo sentimento è quello dell'amarezza, se a Gigiò che era una persona buonissima hanno tolto la vita allora sono portato a pensare che è tutto marcio. Il problema è che Napoli maschera, maschera i problemi. Si ci sono i turisti, abbiamo vinto lo scudetto, ma poi? Quando vai a vedere nel tessuto sociale i drammi sono enormi, dalla precarietà all'emergenza abitativa".

"Non so se restare a Napoli"

Sono gli sguardi alle mille sfumature di una città da sempre complessa ma che con il tempo ha vissuto nel peggior modo possibile l'imbarbarimento del nostro tempo che coinvolge tutti ad ogni latitudine. Le due facce di una stessa medaglia nella quale però il cupo prende sempre più spazio.

"Io non lo so se voglio restare a Napoli – ci dice Giovanni – Napoli non è quella che oggi ci fanno vedere in televisione. Gigiò è l'ennesima vittima di una città che maschera troppo i suoi drammi, Napoli potrebbe essere molto ma molto meglio di quella che realmente è. Il fatto è che non si interviene con tempestività, se un ragazzino di 16 anni scende di casa con una pistola non è più un ragazzino di 16 anni è un adulto. E gli assistenti sociali dov'erano?". Tutte verità, nel loro portato drammatico.

L'omicidio di Gigiò è stato come l'alzare un velo su tutto quello che c'è sotto alle vetrine di autopromozione della città. "Gigiò non verrà mai dimenticato, noi andremo fino in fondo per avere giustizia, questo è certo" ci dice Giovanni. E le istituzioni? A oltre 24 ore dall'omicidio non c'è ancora un comunicato ufficiale del Sindaco, Gaetano Manfredi, tirato in ballo anche dalla mamma di Gigiò la dottoressa Daniela Di Maggio. L'unico rappresentante istituzionale che ha fatto visita sul luogo dell'omicidio è stato Antonio Bassolino, ex Sindaco ed ora consigliere comunale, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Da Piazza Bellini partirà la prima manifestazione per ricordare Gigiò, in piazza ci sarà la città reale che chiede solo di poter vivere in pace.

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