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La barbarie del trasporto dei maiali a 40 gradi in autostrada: “Senz’acqua e stremati dal caldo, sofferenza inutile”

Maiali stremati dal caldo in autostrada: per un giorno abbiamo seguito i camion che li trasportano ai macelli per raccontare le inutili sofferenze a cui sono sottoposti, tra l’altro in violazione della legge.
A cura di Saverio Tommasi
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Maiali diretti al macello (Getty)
Maiali diretti al macello (Getty)

In uno dei giorni più caldi d'agosto ho seguito Francesco e Simone. La loro auto è diventata il nostro ufficio, in un autogrill fra Parma e Modena, aspettando il passaggio dei camion con i suini (o i cavalli) diretti ai macelli.
In auto, oppure appena fuori per riuscire a fronteggiare il caldo (insopportabile anche per noi), abbiamo trascorso la giornata così: pronti a risalire in auto al primo camion che passava, provando a indovinare – nonostante la velocità del passaggio del mezzo – se il era vuoto oppure pieno, e nel caso con quali animali: mucche o suini? Oppure cavalli, o galline?
Era importante capirlo prima di risalire in auto – diretti all'inseguimento del camion – perché sarebbe cambiato il macello di destinazione, e la variazione della meta finale del camion avrebbe cambiato il modo di approcciarsi di Francesco e Simone con il camionista e con gli animali.

Non vi è chiaro? Facciamo un passo indietro: Francesco e Simone fanno parte di Essere Animali, un'associazione con un obiettivo specifico: tutelare gli animali non da affezione, cioè quelli destinati al commercio di carne. E dunque non cani, non gatti, ma quelli di cui quasi nessun altro si interessa: suini, mucche, cavalli, agnelli.
Il loro obiettivo a breve termine è il superamento degli allevamenti intensivi, mentre l'obiettivo a lungo termine è il superamento dell'utilizzo delle proteine animali, già sostituibili (e hanno ragione) con le proteine vegetali.

"E' necessario un passo per volta, il rispetto di un diritto dopo l'altro", mi spiega Francesco quando lo incontro, di primissima mattina, nel parcheggio di un centro commerciale "non sarà oggi e non sarà domani, ma l'obiettivo è riuscire a realizzare il sogno degli animali: una vita che non sia finalizzata all'uccisione per il profitto derivante dalla vendita della loro carne".

Facciamo un altro passo indietro: oggi documenterò la loro azione di informazione e raccolta dati rispetto al trasporto dei maiali (e degli altri animali non da affezione) nel mese più caldo dell'anno.
"Nei camion si raggiungono temperature sconcertanti, abbiamo registrato anche 45° e 50°, gli animali boccheggiavano", mi spiegano.
Poi, una volta raccolti i dati, Francesco e Simone informano ogni volta il Ministero.
"Funziona?" chiedo loro.
"E' un passo, non abbiamo altra scelta, in fondo stiamo soltanto chiedendo che venga rispettata la legge", mi rispondono.
"Avete mai chiamato la polizia e provato a raccontare loro la situazione?"
"Sì, ogni volta", mi rispondono entrambi allargando le braccia, e a quel punto aspetto che concludano la frase "e non sono mai intervenuti".
Insisto: "Mai? Davvero?"
"Qualche volta smettono addirittura di risponderci, forse riconoscono il nostro numero, e noi a quel punto usiamo un altro cellulare", Francesco sorride. "E' successo anche che facessero finta di non sentirci, durante la telefonata, ma in genere sono molto gentili, poi però trovano sempre un motivo per non mandare una pattuglia, in genere ci rispondono che sono tutte già occupate su altri fronti e nel caso ci richiamano loro, dicono proprio così. Il risultato è che non ci hanno mai richiamati, nonostante le nostre segnalazioni precisissime, targhe, chilometri, temperature, forniamo tutti i dati".
"Non sono mai usciti? Neanche una volta nonostante le vostre richieste di intervento?"
"Quest'anno, in seguito alle nostre chiamate, neanche una volta".
Azzardo: "Secondo voi perché?"
Francesco e Simone mi rispondono più sconsolati che arrabbiati: "Perché per loro non è una priorità, soprattutto in questa zona, in questo momento, qui hanno sede i più grandi allevamenti e macelli d'Italia, c'è un intero pezzo di economia che prospera attraverso lo sfruttamento degli animali".
La rabbia, a questo punto, monta a me. Intendiamoci: io sono onnivoro, cioè anche carnivoro, e quella stessa carne diretta ai macelli io la mangio. Francesco e Simone no, loro sono vegani, è una delle prime cose che ho chiesto loro, con qualche imbarazzo da parte mia, un'ora dopo esserci presentati. Però provo rabbia ascoltando queste storie di mancato intervento e di inutile sofferenza aggiuntiva. Non è che se un animale è destinato al macello allora possiamo farlo soffrire anche prima perché comunque poi dopo morirà, giusto? Sarebbe un discorso assurdo, mi pare evidente e chiedo conferma a Francesco e Simone: "Noi abbiamo il sogno di interrompere ogni sofferenza; in questo caso, poi, stiamo semplicemente chiedendo il rispetto della legge, una legge minima, di buonsenso".
A proposito, ecco: "Cosa dice la legge?"
"Non è chiara, gioca su alcune ambiguità. Da una parte non fissa nessun parametro preciso, e dall'altra dice che non si possono procurare sofferenze inutili agli animali. Sicuramente caricare i camion con gli animali alle 14:00 dei giorni più caldi di agosto è una sofferenza inutile. Perché non li caricano la mattina presto? Oppure la notte? Lo sappiamo il perché: la massimizzazione di ogni profitto. E allora non è soltanto l'ucciderli per mangiarne la loro carne, è anche farlo nei modi peggiori per risparmiare fino all'ultimo euro".

Francesco e Simone agiscono così: hanno una pistola per misurare la temperatura dell'aria all'interno delle gabbie degli animali sopra i camion, e un giubbetto catarinfrangenti: insomma il contrario dell'attivista irriconoscibile, loro cercano anzi un dialogo, ogni giorno, ogni volta, con ogni camionista. "Per i camionisti ribellarsi sarebbe abbastanza difficile, lo potrebbero fare ma comprendiamo la difficoltà; spesso non sanno neanche cosa stanno andando a trasportare, fino a pochissimo prima; sono invece i veterinari che dovrebbero controllare ad essere i primi responsabili. Invece al momento del carico non ci sono praticamente mai, spesso soltanto all'arrivo, ma non rilevano mai niente che non vada, e così agire per cambiare lo stato delle cose diventa davvero molto complicato".

"Esistono regole specifiche per il trasporto?" chiedo.
"I viaggi si dividono in viaggi a lunga percorrenza e a breve percorrenza, nei quali non sono obbligatori neanche i beverini per l'acqua. Considera poi che per "breve percorrenza" si intendono i viaggi che stanno sotto le otto ore, perciò nient'affatto brevi. In ogni caso sarebbero obbligatorie le ventole, che quasi sempre però non sono azionate".

Francesco e Simone hanno ragione. Li ho seguiti per un'intera giornata, abbiamo affiancato numerosi camion e mai nessuno di questi aveva le ventole azionate. Il camion a cui siamo riusciti ad avvicinarci aveva all'interno oltre 40°, e i suini – effettivamente – boccheggiavano, in evidente stato di sofferenza.

Indipendentemente dalle scelte di carattere personale, questo in effetti non può essere considerato il migliore dei mondi possibili. Qualcosa d'altro, e di migliore, è necessario.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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