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Bimbo morto alle Terme di Cretone: “Ho fatto di tutto per salvarlo, era incastrato e non si vedeva”

Simone D’Agostino è una delle persone che hanno provato a salvare il bambino di 8 anni morto ieri annegato in una piscina delle Terme di Cretone. Il suo racconto ai microfoni di Fanpage.it: “Sono stati minuti terribili, abbiamo fatto di tutto e ci abbiamo sperato fino alla fine”.
A cura di Enrico Tata
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Simone D'Agostino era tra coloro che hanno tentato in tutti i modi di salvare il bimbo di 8 anni morto annegato in una piscina delle Terme di Cretone. L'acqua era torbida, il piccolo non si vedeva senza indossare una maschera e il bocchettone di aspirazione della piscina lo risucchiava con grande forza verso l'interno del tubo. "Sono stati minuti terribili, abbiamo fatto di tutto e ci abbiamo sperato fino alla fine", ha raccontato ai microfoni di Fanpage.it. La nostra testata ha provato a contattare le terme di Cretone, per dare spazio anche alla versione dei fatti dei gestori, ma al momento non ci hanno risposto.

Questo la sua ricostruzione della tragedia avvenuta ieri sera: "Vado alle Terme di Cretone da quando ero bambino. Ieri, verso le 18.15, ho sentito grida strazianti, gente che piangeva, caos, e di corsa sono arrivato alla piscina. Ho visto cinque ragazzi all'interno, tra cui il papà della vittima. Mi hanno detto: ‘C'è un bambino incastrato nello scarico'. L'acqua era torbida, dall'alto non si vedeva, dovevano toccarlo con i piedi per capire dov'era. Ci siamo fatti dare delle maschere e siamo scesi sott'acqua. C'era il bimbo incastrato nel tubo dello scarico, largo circa 30 centimetri. Cercavo di far forza con i piedi e con la testa per cercare di tirarlo fuori, riuscivamo a farlo avanzare di venti, trenta centimetri, ma ovviamente dopo pochi secondi dovevamo salire su per prendere aria e quando lo facevamo, il piccolo veniva risucchiato ancora di più. Un braccio lo aveva fuori insieme alla testa, ma era rimasto incastrato con il ginocchio. Ad un certo punto il papà non ce l'ha fatta più ed è uscito dalla vasca. Quando sono arrivati i sommozzatori, neanche loro sono riusciti a recuperarlo subito. L'hanno dovuto estrarre da dietro, dall'altro lato del tubo e sicuramente hanno dovuto rompere il muro". 

L'aspirazione non poteva essere arrestata, perché "mi hanno detto che la valvola non poteva essere chiusa, proprio perché dentro c'era questo bambino. Ma non si può fare lo svuotamento dell'acqua in questo modo, il piccolo è stato risucchiato dalla corrente, che era fortissima. E il buco avrà un diametro di circa 35 centimetri, che può risucchiare forse non un adulto, ma sicuramente un bambino. Non c'era alcuna griglia di protezione e non c'erano neanche bombole d'ossigeno per situazioni d'emergenza come questa. Siamo riusciti a procurarci soltanto due maschere".

Il bambino era scomparso probabilmente già alle ore 18. "A quell'ora è stato fatto l'annuncio dall'altoparlante. I gestori hanno chiesto a tutti di uscire dalle piscine perché iniziava lo svuotamento. Dopo un quarto d'ora dal primo annuncio, ne hanno fatto un altro in lingua straniera. Poi ho ricostruito che probabilmente si trattava del padre del bimbo che parlava in russo, proprio perché il piccolo non si trovava da un quarto d'ora, cioè dal momento della chiusura delle vasche. In quella piscina l'acqua sarà stata alta un metro e mezzo circa, ma era torbida. Neanche con la maschera riuscivo a vederlo se non mi mettevo a 15 centimetri da lui, una cosa incredibile". 

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