34 CONDIVISIONI

Incendi in Sicilia, tra case bruciate e aziende distrutte a Catania : “Sembrava la fine del mondo”

Dalla provincia di Catania arrivano le testimonianze di chi, per tutta la giornata di ieri, ha fronteggiato i roghi senza riuscire a chiamare i soccorsi.
A cura di Luisa Santangelo
34 CONDIVISIONI
Immagine

Sembrava la fine del mondo”. Chi ieri si trovava nel territorio del Comune di Aci Catena, in provincia di Catania, non riesce a descrivere meglio quello che è successo. Al massimo, si dice che è stato “un inferno”. In Sicilia, tra ieri e oggi, secondo il report del Corpo forestale della Regione, ci sono stati 338 roghi. L´80 per cento dei quali tra Palermo, Catania e Messina.

Una devastazione imponente, che costringerà l’isola a fare i conti con centinaia di milioni di euro di danni. Motivi per i quali il governo della Regione Siciliana guidato da Renato Schifani ha chiesto a Roma la dichiarazione dello stato di emergenza.

L’azienda andata in fumo

Una piccola parte è toccata in sorte all’azienda che produce le insalate in busta del marchio Bella fresca. Un’impresa che lavora con la grande distribuzione organizzata e che per il territorio catenoto è una punta di eccellenza. “Purtroppo confiniamo con un grande terreno abbandonato”, spiega a Fanpage.it Giuseppe Privitera, titolare della società in cui lavora insieme al padre.

Dal terreno confinante, sulla collina che separa i territori del Comune di Valverde con quello di Aci Catena, sono partite le prime fiamme intorno a ora di pranzo. Quando su tutta la Sicilia ha cominciato a spirare un vento forte e caldissimo, che ha portato le temperature in qualche caso a sfiorare i 47 gradi. “Nel giro di pochissimo ci siamo trovati circondati. Avevamo provato a fare qualcosa, ma le fiamme hanno preso subito la centralina dell’elettricità e, così, i nostri idranti hanno smesso di pompare l’acqua”, prosegue Privitera.

A quel punto hanno capito che non c’era più niente da fare. In qualche istante le fiamme hanno raggiunto il capannone degli imballaggi: plastica e legno, per lo più. Tutto bruciato. “Penso che la notizia sia che non si è fatto male nessuno”. Oltre che il fatto che i soccorsi non sono arrivati: impossibile raggiungere il centralino del numero delle emergenze. E, anche riuscendoci, impossibile sperare in un tempestivo intervento dei vigili del fuoco, quasi letteralmente travolti dalle richieste di soccorso.

La fuga dall’asilo

Tra cui anche quelle delle maestre dell’asilo tra le frazioni di Aci San Filippo e San Nicolò, sempre ad Aci Catena. “In pochissimi minuti abbiamo visto le prime fiamme partire da Valverde, poi prendere la scuola vuota di fronte alla nostra struttura… abbiamo visto la morte in faccia”, ricorda una delle educatrici che si trovavano in servizio li´.

“Mi veniva da piangere, i bambini piangevano, cercavano le mamme. Che nel frattempo arrivavano a portarli via”. Sono corsi fuori, hanno consegnato i bimbi ai genitori, alcuni li hanno portati lontano con le loro auto. “Mi sono spaventata moltissimo”, aggiunge la maestra. In quegli stessi minuti, i carabinieri facevano evacuare case in cui le fiamme avevano quasi raggiunto i garage. “Siamo stati circondati”, ha detto la sindaca Margherita Ferro.

"I primi canadair si sono visti soltanto oggi", commenta una residente della zona di via Nizzeti, una di quelle più colpite. "Ieri pomeriggio abbiamo aperto la porta di casa e abbiamo visto il fuoco tutto attorno. Abbiamo avuto dieci minuti, il tempo di prendere mia madre che ha 92 anni, e siamo scappati. Pensavo che non avrei trovato la casa, al mio ritorno – continua – se c'è ancora, è un miracolo".

Nel frattempo, su tutta la costa ionica gli incendi non perdonavano. La grande collina della Timpa, sotto Acireale, bruciava. Dagli alberi di uno dei polmoni verdi più importanti della zona si spandevano nell’aria, rendendola irrespirabile, cenere e fiammelle.

“Ci siamo visti persi”, interviene Emanuela Busà, titolare insieme alla sorella dell’agriturismo Galea, nel territorio del Comune di Riposto, immerso in dieci ettari di limoneto. Lì a fare i danni non è stato tanto il rogo di martedì, ma quello di domenica. “Lo abbiamo visto arrivare da un terreno abbandonato qui accanto". Il ritornello si ripete: le aree incolte sono il veicolo migliore per un fuoco già difficile da arginare. "Abbiamo provato a chiamare aiuto, ma non siamo riusciti a metterci in contatto con i vigili, era impossibile prendere la linea. Solo ore dopo sono arrivati i vigili del fuoco da Randazzo, oberati di altre telefonate”.

Evacuati gli ospiti, le titolari e i loro familiari hanno tentato di fare da sé. “Abbiamo aperto il pozzo e fatto partire l’impianto di irrigazione al confine con il terreno abbandonato e ci siamo messi a spalare terra per costruire un muro tra noi e le fiamme”. Se ci sono riusciti, dice Busà, è stato solo perché sono stati fortunati. E perché domenica non spirava un alito di vento. Se ieri le fiamme avessero trovato, anziché una distesa di cenere, rovi e arbusti secchi, la conta dei loro danni sarebbe stata ben peggiore. “Una cosa voglio dirla – conclude l’imprenditrice – non è possibile che, in una terra come la Sicilia e in estati che si sanno già essere così torride, il personale dei pompieri sia in numero così ridotto. Noi ci siamo salvati da soli”.

34 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views