G8: le 7 bugie con cui hanno ammazzato una generazione e un Movimento
pubblicato il 20 luglio 2021 alle ore 11:52
Vi capita mai, a voi, di svegliarvi sentendo nelle narici l’odore dei gas lacrimogeni? A chi è stato a Genova, sì.
Vi capita mai, ascoltando all’improvviso il nome di una città, di non pensare al mare, o al testo di Paolo Conte, ma alle torture?
A chi è stato a Genova, sì.
Ricordare Genova 2001 significa mettere il dito dentro una ferita mai rimarginata. Lo faccio per chi non c'era, che io invece c'ero e dopo Genova non sono più stato lo stesso. Ecco sette bugie con cui hanno ammazzato una generazione e un Movimento.
Numero 1: I giornali di destra titolavano sui piani dei noglobal per far volare palloncini con sangue infetto dentro fino sopra i poliziotti e poi scoppiarli con le cerbottane e far cadere il sangue infetto sopra i poliziotti. Era una balla. L'unico sangue che abbiamo visto a Genova è stato quello che usciva dalla testa dei manifestanti picchiati dalla polizia, mentre le forze dell'ordine lasciavano i black block devastare la città.
Numero 2: Le molotov sequestrate alla scuola Diaz, che invece - fu accertato - furono portate lì proprio dalla stessa Polizia per legittimare la "macelleria messicana" contro i manifestanti inermi, picchiati mentre stavano dormendo nei loro sacchi a pelo.
Numero 3: Il poliziotto scelto del Nucleo speciale di Roma, che dichiarò di aver ricevuto una coltellata durante l’irruzione nella scuola Diaz, e i giudici stabilirono poi che no, non era vero. Se l'era inventato, probabilmente strappandosi lui la divisa. Altra balla.
Numero 4: La Polizia non ha protetto i manifestanti, anche se quello è istituzionalmente il suo compito. Invece era impegnata a esultare per la morte di Carlo Giuliani. Abbiamo la telefonata registrata della funzionare che dice: "Speriamo muoiano tutti, siamo già 1-0 per noi". E l'altro che le risponde "Sei simpatica".
Numero 5: Dopo che il carabiniere con due colpi di pistola uccise Carlo Giuliani, provarono a incolpare della sua morte i manifestanti, un poliziotto in piazza urlò e inseguì anche un manifestante: "L'hai ucciso tu, con il tuo sasso". Non era vero. Lo uccise un carabiniere, e poi il defender della polizia passò per due volte sopra il suo corpo ancora vivo.
Numero 6: In questura furono portate decine di manifestanti, non per pericolo ma per torturarli: dita delle mani divaricate fino a spezzare il tendine, schiaffi, le urla "ti stupriamo" nelle orecchie delle donne, l'ordine di restare in piedi pisciandosi addosso, orecchini strappati dai lobi delle orecchie. Questo è stato documentato.
Numero 7: Vi ricordate Silvio Berlusconi? Il 22 luglio, al termine del G8, disse: "Un bilancio positivo. Abbiamo lavorato bene". La verità è che in quei giorni, a Genova, venne sospesa la democrazia. Amnesty International dichiarò: "La più grave violazione dei diritti umani dalla fine della Seconda guerra Mondiale", altro che "tutto bene". Questo è stato, ma scelgo di finire con un'immagine bella.
Faceva caldo, quel giorno a Genova. Ricordo il sudore che mi si attaccava sulla pelle, e gli anziani rimasti in città - che non riuscivano a camminare per il caldo opprimente, stavano sui balconi, ci salutavano e ci aiutavano a sopravvivere bagnandoci con le canne dell'acqua, dalle finestre e dalle terrazze, per rinfrescarci. Come fossero i nostri nonni e le nostre nonne, ci bagnavano la fronte.
Saverio Tommasi
Vi capita mai, ascoltando all’improvviso il nome di una città, di non pensare al mare, o al testo di Paolo Conte, ma alle torture?
A chi è stato a Genova, sì.
Ricordare Genova 2001 significa mettere il dito dentro una ferita mai rimarginata. Lo faccio per chi non c'era, che io invece c'ero e dopo Genova non sono più stato lo stesso. Ecco sette bugie con cui hanno ammazzato una generazione e un Movimento.
Numero 1: I giornali di destra titolavano sui piani dei noglobal per far volare palloncini con sangue infetto dentro fino sopra i poliziotti e poi scoppiarli con le cerbottane e far cadere il sangue infetto sopra i poliziotti. Era una balla. L'unico sangue che abbiamo visto a Genova è stato quello che usciva dalla testa dei manifestanti picchiati dalla polizia, mentre le forze dell'ordine lasciavano i black block devastare la città.
Numero 2: Le molotov sequestrate alla scuola Diaz, che invece - fu accertato - furono portate lì proprio dalla stessa Polizia per legittimare la "macelleria messicana" contro i manifestanti inermi, picchiati mentre stavano dormendo nei loro sacchi a pelo.
Numero 3: Il poliziotto scelto del Nucleo speciale di Roma, che dichiarò di aver ricevuto una coltellata durante l’irruzione nella scuola Diaz, e i giudici stabilirono poi che no, non era vero. Se l'era inventato, probabilmente strappandosi lui la divisa. Altra balla.
Numero 4: La Polizia non ha protetto i manifestanti, anche se quello è istituzionalmente il suo compito. Invece era impegnata a esultare per la morte di Carlo Giuliani. Abbiamo la telefonata registrata della funzionare che dice: "Speriamo muoiano tutti, siamo già 1-0 per noi". E l'altro che le risponde "Sei simpatica".
Numero 5: Dopo che il carabiniere con due colpi di pistola uccise Carlo Giuliani, provarono a incolpare della sua morte i manifestanti, un poliziotto in piazza urlò e inseguì anche un manifestante: "L'hai ucciso tu, con il tuo sasso". Non era vero. Lo uccise un carabiniere, e poi il defender della polizia passò per due volte sopra il suo corpo ancora vivo.
Numero 6: In questura furono portate decine di manifestanti, non per pericolo ma per torturarli: dita delle mani divaricate fino a spezzare il tendine, schiaffi, le urla "ti stupriamo" nelle orecchie delle donne, l'ordine di restare in piedi pisciandosi addosso, orecchini strappati dai lobi delle orecchie. Questo è stato documentato.
Numero 7: Vi ricordate Silvio Berlusconi? Il 22 luglio, al termine del G8, disse: "Un bilancio positivo. Abbiamo lavorato bene". La verità è che in quei giorni, a Genova, venne sospesa la democrazia. Amnesty International dichiarò: "La più grave violazione dei diritti umani dalla fine della Seconda guerra Mondiale", altro che "tutto bene". Questo è stato, ma scelgo di finire con un'immagine bella.
Faceva caldo, quel giorno a Genova. Ricordo il sudore che mi si attaccava sulla pelle, e gli anziani rimasti in città - che non riuscivano a camminare per il caldo opprimente, stavano sui balconi, ci salutavano e ci aiutavano a sopravvivere bagnandoci con le canne dell'acqua, dalle finestre e dalle terrazze, per rinfrescarci. Come fossero i nostri nonni e le nostre nonne, ci bagnavano la fronte.
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