"Io, arrestato per l'errore e risarcito, per lo Stato sono ancora un camorrista"
pubblicato il 28 luglio 2020 alle ore 12:57
Abramo Bonavita, imprenditore napoletano, nel 2012 è stato arrestato per associazione camorristica, accusato di fare parte del clan Fabbrocino di San Giuseppe Vesuviano (Napoli). È stato scarcerato dopo 17 giorni di reclusione: si era trattato di un errore di persona.
Dopo un anno ha aperto un'azienda di commercio di rottami metallici ed è stato minacciato da affiliati al clan Reale di San Giovanni a Teduccio, che pretendevano da lui 50mila euro.
Ha denunciato e li ha fatti arrestare, ma ora si trova stretto tra Stato, Camorra e burocrazia: i camorristi sono stati quasi tutti rilasciati, non gli è stata accordata una scorta e, per il vecchio arresto, la Prefettura di Caserta gli ha negato l'iscrizione nella "white list", l'elenco delle aziende risultate negative a infiltrazioni mafiose e così Bonavita rischia anche di perdere le licenze.
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