Chi sono le ricercatrici che hanno isolato il Coronavirus: la storia di tre eccellenze italiane
pubblicato il 3 febbraio 2020 alle ore 18:25
Tre italiane appassionate, tre donne del sud, tre menti brillanti, tre professioniste coraggiose; dietro l’annuncio che ci ha riempito il cuore d’orgoglio, ci sono i loro sacrifici, i turni in laboratorio perdendo la cognizione del tempo per sconfiggere la malattia che sta facendo tremare il mondo. Si chiamano Maria Rosaria Capobianchi, Concetta Castilletti, Francesca Colavita e sono riuscite a isolare il Coronavirus, muovendo un primo passo fondamentale nella corsa per bloccarne la diffusione e trovare una cura: “Da quando si è saputo di questo virus, di questa epidemia, perché ancora non si sapeva niente, la comunità scientifica e noi inter laboratorio, abbiamo cominciato a parlarne, ogni giorno avevamo qualche notizia in più e alla fine eravamo preparati per accoglierlo, sia dal punto di vista diagnostico perché sapevamo che lo Spallanzani sarebbe stato coinvolto, sia per quanto riguarda la ricerca”, a raccontarci le ore precedenti a questo traguardo è la voce di una Concetta Castilletti, siciliana di Ragusa classe 1963, due figli grandi e una famiglia che la supporta da sempre nei suoi tanti viaggi in Africa e nelle lotte contro virus più temibili, dalla Sars all’Ebola, dall’influenza suina alla chikungunya: “Sono abituati a questo genere di emergenze a casa mia, anche perché io non mi ricordo una vita diversa da questa. È un lavoro che mi piace moltissimo e non potrei fare altro”. Un lavoro di squadra guidato da Maria Rosaria Capobianchi, oggi a capo del Laboratorio di Virologia dello Spallanzani di Roma ma un tempo una ragazzina che non ha avuto paura di lasciare la sua piccola isola, la famiglia, gli amici per seguire la sua strada: "Mi ricordo ancora il primo giorno di scuola al liceo Genovesi di Napoli. Io, piccola isolana, arrivai in ritardo per colpa del traghetto partito da Procida. Finii relegata all'ultimo banco perché entrai per ultima in classe. Ero una provinciale arrivata in città. Dall'ultimo banco, poi, piano piano, avanzai, fino ad arrivare al primo". E la più giovane del gruppo è lei, Francesca Colavita, originaria di Campobasso, solo 30 anni e già diverse missioni in Sierra Leone; ricercatrice precaria per cui presto potrebbe arrivare la svolta: "Colavita sarà stabilizzata, perché rientra nei criteri normativi. Ma queste persone che lavorano nel silenzio per tutti sono risorse insostituibili per tutti noi", è la promessa dell'Assessore alla Sanità, Alessio D'Amato.
Non finiscono sulle prime pagine tutti i giorni, ma il loro lavoro instancabile è la nostra più preziosa risorsa.
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