Incendi in Australia, mezzo miliardo di animali uccisi: una sconfitta per l’umanità
pubblicato il 7 gennaio 2020 alle ore 18:26
Sotto un cielo rosso così intenso da non sembrare vero, la terza guerra mondiale è già iniziata: quella dell’uomo contro la natura. Parliamo del 18esimo Paese più ricco al mondo, ma il denaro non può saldare il conto presentato dalla Terra e le fiamme che dallo scorso settembre divorano l’Australia non sono ancora state domate. 500 milioni di animali morti, almeno 25 vittime, 6 milioni di ettari di foresta distrutti, un’area grande quanto Piemonte, Lombardia e Veneto messi assieme; sono i numeri di una catastrofe che riguarda l’umanità intera, che ci vede responsabili ogni volta che inquiniamo nelle nostre città, complici, quando non ci interessiamo di quel riscaldamento globale e che oggi ha contribuito a creare questo inferno ma domani potrebbe minacciare la nostra vita e quella dei nostri cari. Il 2019 è stato l’anno più caldo e secco mai registrato sull’Isola, con temperature medie che il 19 dicembre scorso hanno toccato i 41,9 gradi centigradi; tutto questo, insieme a una siccità che dura ormai da tre anni e a un vento che soffia a velocità superiori ai cento chilometri orari, hanno creato le condizioni perfette per il proliferarsi dei roghi, coinvolgendo in particolare il Nuovo Galles del Sud dove alle stime ufficiali si aggiungono tantissimi dispersi e altrettante abitazioni ridotte in cenere. Ma la preoccupazione più grande riguarda gli animali; mezzo miliardo di esemplari morti in appena 4 mesi hanno trasformato la terra dei canguri in uno paesaggio spettrale, con molte specie endemiche australiane a rischio; come il koala che è stato dichiarato funzionalmente estinto cioè incapace, in natura, di garantire la sopravvivenza di nuove generazioni. Gli animali che per il momento sono riusciti a sfuggire al fuoco oggi si riversano in strada, si avvicinano alle case come fantasmi; confusi, feriti, disorientati, in cerca di aiuto. E mentre pompieri, volontari e abitanti sono in prima linea nel tentativo disperato di spegnere le fiamme e offrire soccorso, 183 persone sono state accusate di reati relativi agli incendi boschivi in un Paese che, nonostante tutto, nega ancora le responsabilità dell’uomo sui cambiamenti climatici: “Circa il 50% degli incendi sono stati causati intenzionalmente e per poi diffondersi aiutati dalla stagione troppo calda e secca”, ha dichiarato il professor James Ogloff della Swinburne University. Anche se qualche temporale sta concedendo un po' di tregua, la condizione attuale resta incerta a parte per una cosa, se non corriamo ai ripari questo conflitto globale avrà un solo e unico sconfitto: l’umanità che l’ha scatenato.
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