"Ciro è Ciro", lettera contro tutti quelli che lo hanno chiamato "Cira"
pubblicato il 15 settembre 2020 alle ore 11:28
Fermatevi un attimo, per favore.
Se una persona si chiama Ciro non la potete chiamare Cira, è accaduto fra i miei colleghi giornalisti.
Qualcuno lo ha chiamato con il nome da donna direttamente, come se fosse una cosa normale chiamare qualcuno con un nome che nega quello che senti e dunque quello che sei.
Fermatevi un attimo.
Ciro è Ciro. Non è normale chiamare qualcuno come pare a te, dopo che per avere quel nome qualcuno vicino a lui, come la sua fidanzata, è morta.
Ascoltatemi vi prego.
Ciro è un ragazzo trans, che cosa ci sia da accettare proprio non si sa, mica era un camorrista di mer*a.
Non puoi togliere il nome a qualcun altro.
Se usare il maschile o il femminile potete capirlo dall'abbigliamento o dal nome che una persona usa, indipendentemente da quello che c'è scritto sulla sua carta d'identià, che è una cosa lenta che cambia quando gli altri decidono, ma gli altri non sono la persona con cui stai parlando o della quale stai scrivendo. Se parli con lui o con lei decidono lui o lei, non la marca da bollo sotto la foto del passaporto con il timbro di validità.
Fermatevi un attimo.
Ciro è Ciro. Non è normale chiamare qualcuno come pare a te, dopo che per avere quel nome qualcuno vicino a lui, come la sua fidanzata, è morta.
Ascoltatemi vi prego.
Ciro è un ragazzo trans, che cosa ci sia da accettare proprio non si sa, mica era un camorrista di mer*a.
Non puoi togliere il nome a qualcun altro.
Se usare il maschile o il femminile potete capirlo dall'abbigliamento o dal nome che una persona usa, indipendentemente da quello che c'è scritto sulla sua carta d'identià, che è una cosa lenta che cambia quando gli altri decidono, ma gli altri non sono la persona con cui stai parlando o della quale stai scrivendo. Se parli con lui o con lei decidono lui o lei, non la marca da bollo sotto la foto del passaporto con il timbro di validità.
Un'altra cosa: cosa una persona abbia fra le gambe non è affare tuo.
Non è in base a quello che si decide se parlare di una persona al maschile o al femminile.
Non è il centro della grammatica che dobbiamo usare.
Non è neanche in base a quello che altri decidono se puoi amare oppure no, chi puoi amare e quanto farlo.
Non ci fermeremo, Ciro. Ci potessero fulminare nel momento esatto in cui smettessimo di lottare e di combattere, per riconoscersi nel Paese e nelle parole che usa.
Ti voglio bene.
Saverio Tommasi
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