Migrante ucciso, rifiuti tossici nella fabbrica dove è stato assassinato
pubblicato il 7 giugno 2018 alle ore 17:31
Siamo entrati, senza trovare ostacoli, nella ex fornace abbandonata, priva di sigilli o recinzioni, dove Soumaila Sacko, 29 anni, bracciante regolare e sindacalista originario del Mali, è stato ucciso lo scorso 3 giugno con un colpo di fucile alla testa. All'interno della struttura fatiscente abbiamo trovato decine di fusti pieni di polveri e liquido nero. Per gli inquirenti si apre una nuova pista per determinare il movente che avrebbe spinto l'agricoltore di 43 anni, nipote di uno dei proprietari dell'ex fabbrica, a sparare. Già nel 2011 la fornace finì al centro di un'inchiesta sul traffico e lo smaltimento dei rifiuti tossici. Secondo le indagini della Procura di Vibo Valentia e della Guardia di Finanza, in quella fornace sarebbero state stoccate illegalmente oltre 127 mila tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi. Su quella vicenda non è mai stata fatta giustizia, e dopo sette anni i reati rischiano di andare in prescrizione. Dunque, dietro l'assassinio del giovane sindacalista, potrebbero esserci interessi legati allo stoccaggio di rifiuti tossici ancora presenti nella fabbrica.
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