Gioia Tauro, la rabbia dei braccianti: "Non siamo animali"
pubblicato il 5 giugno 2018 alle ore 11:41
La protesta per l'uccisione del sindacalista del Mali Soumaila Roma, (askanews) - "Che abbiamo fatto? Guardate come viviamo, che vita bruttissima facciamo..... Nessuno vive così, non siamo animali". Esplode la rabbia dei braccianti a Gioia Tauro, in Calabria, dopo l'uccisione a fucilate di Soumaila, 29enne del Mali. Proteste la comunità dei migranti di San Ferdinando in cui ne vivono a decine che, come lui, per pochi euro al giorno raccolgono gli agrumi nella piana. Chiedono giustizia per il loro compagno e accusano l'Italia di razzismo. Qualcuno se la prende con il neoministro dell'Interno. "Salvini dice così: ammazzate tutti gli africani". Soumaila Sacko era in Italia, regolare, da 5 anni, per lavorare e mandare i soldi in Mali alla giovane moglie e alla figlia di 5 anni. Era in prima fila nelle lotte dell'Usb per i diritti dei braccianti e il sindacato, in suo nome e nel nome dei diritti di tutti quelli sfruttati della piana di Gioia Tauro, ha indetto uno sciopero.
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