"Siamo sotto assedio", il massacro dei palestinesi nella Striscia di Gaza
pubblicato il 18 maggio 2018 alle ore 15:20
Le proteste al confine di Gaza sono finite in un bagno di sangue. La “Grande marcia del ritorno”, la mobilitazione iniziata il 30 marzo per rivendicare i diritti dei profughi cacciati o fuggiti dopo la nascita di Israele nel 1948, ha visto migliaia di palestinesi cercare di sfondare la rete metallica che separa la Striscia di Gaza da Israele. I manifestanti che hanno provato ad avvicinarsi al confine sono stati bersaglio dei soldati dell’esercito israeliano che non hanno esitato a fare fuoco sui civili disarmati.
“Era un suo diritto sapere che aveva una terra e un Paese”, rivendica Ibrahim, il padre di Mohammed, ucciso a 14 anni da un cecchino israeliano. Anche Reham, di 14 anni, ha partecipato con la madre e i fratelli alla mobilitazione. “Anche noi abbiamo diritto ad una vita dignitosa”, racconta. “Nessuno può capire cosa significa vivere sotto assedio, Israele ci ha strappato ogni diritto”.
Il bilancio di settimane di proteste è di oltre 100 palestinesi uccisi e migliaia di feriti, molti dei quali rimarranno paralizzati per sempre.
Fonte: Yasser Murtaja/Norwegian Refugee Council
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