La storia di Ilaria Cucchi, una donna che ha lottato per la verità
pubblicato il 27 ottobre 2018 alle ore 13:14
Ilaria Cucchi è considerata la donna dell’anno da tanti italiani, perché la sua battaglia ha abbattuto il muro di omertà che si ergeva sulle presunte violenze delle forze dell'ordine, subite dal suo amato fratello Stefano Cucchi, trovato morto dopo sette giorni dall'arresto con evidenti segni di pestaggio. Secondo le ultime testimonianze del carabiniere Francesco Tedesco, imputato nel processo per omicidio, la morte di Stefano Cucchi, sarebbe avvenuta per mano di due militari, Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo, che in caserma lo avrebbero massacrato di botte. "Ogni volta che ci penso a mio fartello in quella circostanza, in quei momenti drammatici, fa male, un male che non riesco neanche a descriverlo. Bisogna sempre ricordare che dietro quel nome, dietro quel volto, dietro quel numero c’è una storia e non possiamo far finta che non sia mai esistita". Ilaria Cucchi è una madre romana con un viso dolce e una vita semplice, che è stata costretta a indossare una corazza di dignità per proteggersi dagli insulti quotidiani, le minacce e le umiliazioni, di chi sapeva tutto ma non ha mai parlato nelle aule di tribunale. "Noi non andiamo in giro dicendo che i polizziotti sono tutti dei picchiatori, abbiamo talmente tanto rispetto per le divise che non tolleriamo che coloro che sbagliano e che si macchiano di simili reati gravissimi continuano a indossare quella divisa, vanificando in qualche maniera il lavoro della stragrande maggioranza dei loro colleghi onesti e per bene." Il murales che pochi giorni fa le ha dedicato l’artista Jorit sulle mura di Napoli, porta sulle guance i segni dei guerrieri di certe tribù, perché nonostante il dolore e la rabbia che da 9 anni le si agitano dentro Ilaria non ha mai versato una lacrima in pubblico come una vera guerriera. Oggi con la sua associazione "Stefano Cucchi" insieme al suo compagno e avvocato del caso Cucchi, Fabio Anselmi, Ilaria si batte contro ogni forma di tortura, e dà voce a tutti a tutti quelli che ora non possono più raccontare come sono andate le cose in carcere. "Mio fratello non era un numero, era un essere umano, ed è morto come un ultimo tra gli ultimi , è morto da solo come un cane e letteralmente di dolore." Dopo il film "Sulla mia pelle" prodotto da Netflix, basato sulla ricostruzione processuale dei fatti, relativi agli utlimi giorni di vita di Stefano Cucchi, anche chi la accusava di voler solo stare sotto i riflettori, oggi si è scusato e la ringrazia per quello che ha fatto. Oggi dice di aspettare ancora le scuse dal ministro Salvini. Con il suo amore ha fatto entrare suo fratello nel cuore di tutti gli italiani e ci ha ricordato che non bisogna mai perdere fiducia nelle istituzioni.
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