Il sindaco di Riace: sono io che rispetto la Costituzione
pubblicato il 4 ottobre 2018 alle ore 16:41
Mimmo Lucano: perché parlano di matrimoni? Era uno solo, regolare Riace, 4 ott. (askanews) - "Mi stanno accusando di un reato di umanità, lo ha detto anche il GIP. È tutto assurdo. La prima regola della Costituzione è il rispetto degli esseri umani". Non ci sono stati "matrimoni combinati" ma un solo caso e regolare: lo ha detto ai cronisti Mimmo Lucano, il sindaco di Riace indagato per favoreggiamento di immigrazione clandestina. "Perché parlano di matrimoni combinati? - ha dichiarato Lucano - È stato solo un episodio ma non era combinato. Abbiamo fatto le pubblicazioni, con tutte le procedure regolari. Hanno parlato come se ci fosse stata un agenzia di matrimoni, quando l episodio contestato è uno solo ed è stato regolare. Vi dico che salvare una sola persona o da problemi più gravi, per me questo vale fare il sindaco, vale per 15 anni, vale per una vita. Se solo una persona io contribuisco a fare in modo che abbia una vita normale". "Attenzione, voi mi dite che è per le regole, ma la Costituzione italiana la rispetto più io che altri che si nascondono dietro le regole. La Costituzione nasce dalla resistenza, dal rispetto degli esseri umani. E questi esseri umani non hanno colore della pelle, non hanno nazionalità, sono tutti uguali allo stesso modo, con nessuna differenza". Lucano, fautore del cosiddetto "modello Riace", è accusato dai pm locresi di favoreggiamento dell immigrazione clandestina e altri reati, fra cui l associazione per delinquere, che però non hanno trovato riscontro da parte del gip nell applicazione della misura cautelare. Accompagnato dai legali Mazzone e Dallaqua, il primo cittadino, per il quale ieri è arrivata la sospensiva dalla carica da parte della Prefettura reggina, al termine dell interrogatorio non si è sottratto alle domande dei cronisti e ha ribadito l'estraneità alle accuse contestate soprattutto quella riguardante l'ipotesi di favoreggiamento all'immigrazione clandestina ed in particolare ai cosiddetti "matrimoni di comodo", contestati dai magistrati della Procura di Locri.
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