Il dramma di Fatima, stuprata e incinta: "Non so se il padre è mio marito o quel soldato"
pubblicato il 10 luglio 2018 alle ore 17:18
Fatima è incinta all’ottavo mese. Vive nel campo profughi di Cox’s Bazar in Bangladesh. Come altre migliaia di musulmani Rohingya, anche lei è scappata dal Myanmar (l’ex Birmania) a causa della brutale repressione delle forze di sicurezza birmane contro questa minoranza etnica. L’anno scorso, il marito è stato ucciso dai soldati e il suo villaggio incendiato. Durante la sua fuga è stata catturata nella foresta e uno dei militari l’ha violentata. Quando Fatima è riuscita a raggiungere il vicino Bangladesh ha scoperto di essere incinta e adesso vive con l’angoscia che il padre del figlio che porta in grembo sia il suo stupratore.
Secondo le Nazioni Unite, le violenze sessuali sono state sistematiche e pianificate: un’arma di guerra utilizzata dai militari del Myanmar per “estinguere l'identità etnica dei Rohingya”. D’accordo con i dati diffusi dall'Unicef, a maggio di quest’anno erano più di 16.000 i bambini nati nei campi profughi e insediamenti informali in Bangladesh. Molti di loro sono figli dei soldati birmani che hanno abusato sessualmente delle donne Rohingya in fuga. E per le superstiti delle violenze, oltre al trauma si aggiunge anche l’emarginazione e così molte di loro tentano in tutti i modi di nascondere la loro gravidanza. Altre hanno abortito oppure hanno dato in adozione il neonato.
Fonte video: Timour Gregory/Unicef
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