Dopo la chiusura dei manicomi, chi sono i matti e dove vivono?
pubblicato il 8 ottobre 2016 alle ore 10:43
I matti sono in mezzo a noi, e per fortuna non è solo un modo di dire. Dalla chiusura dei manicomi, avvenuta gradualmente dal 1978 con la legge Basaglia, in Italia è iniziata l'inclusione sociale dei malati psichiatrici. A volte funziona, a volte no, dipende dalle strutture sociali e dalla volontà dei Comuni.Io sono andato a Torino per incontrare alcune delle persone che soffrono nell'anima, impegnate in un percorso di guarigione che parte dalle case, cioè normali appartamenti inseriti nel contesto cittadino; perché la cosa peggiore, per i cosiddetti matti, sarebbe l'isolamento, la ghettizzazione, la paura, l'esclusione dal contesto sociale. E invece proprio l'esperienza delle case, della condivisione delle attività quotidiane (dal buttare la spazzatura al fare la spesa, al giocare insieme), è il modo migliore per iniziare a parlare di guarigione, cioè un livello di vita che permetta di stare insieme agli altri in maniera felice e autodeterminata.
Io ho incontrato persone belle e bellissime, alcune seguite dai servizi sociali e altre che in quei servizi sociali ci lavorano. Ho incontrato uno psichiatra, educatori ed educatrici, psicologi, responsabili di associazioni, pazienti, e ho incontrato persone con magliette speciali che cantano canzoni meravigliose. Un coro fantastico. Un caffè buono. Un principio d'innamoramento e tre barzellette.
Torino è stata fino a oggi un'avanguardia e una splendida realtà, ma che rischia di essere soppiantata dal ritorno a grandi strutture fuori dalle città abitate, interrompendo l'esperienza delle case, come se i cosiddetti "matti" non facessero invece a pieno titolo parte degli abitanti della città. Nel video parleremo anche di questo.
Un ringraziamento speciale all'Associazione Arcobaleno e allo Psico Point.
E un grazie enorme a Silvia Pavia, senza la cui pazienza questo video non avrebbe mai visto la luce.
AGGIORNAMENTO. La possibilità di una vita autodeterminata insieme agli altri, da viversi in appartamenti all'interno del contesto sociale (e cioè la realtà raccontata nel video), rischia di scomparire. Anni di lavoro, di professionalità, di successi, rischiano di essere vanificati dalla nuova delibera della Regione Piemonte, secondo la denuncia di medici, operatori dei servizi, associazioni, volontari, utenti.
La Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica ha scritto un Appello per la Salute Mentale, sottoscritto dalla maggior parte dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale italiani e dalle maggiori Associazioni e società Scientifiche. L'appello lo trovate qui:
http://www.news-forumsalutementale.it/lettera-appello-per-la-salute-mentale/.
Per informazioni sulle "abitazioni terapeutiche" vi consiglio questo sito: http://abitazioniterapeutiche.it/.
Una bella "lettera al sindaco", scritta con il cuore e l'anima, è quella di Diego Menchi, che più volte compare anche nel mio video. La potete trovare qui:
http://12alle12.it/settimo-torinese-sindaco-ti-racconto-della-nostra-tragedia-231899.
Informazioni sulla situazione in Piemonte le trovate anche sulla pagina facebook del Comitato per la Salute Mentale:
https://www.facebook.com/Comitato-per-la-Salute-Mentale-in-Piemonte-1105229176168521/
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