Chiede un prestito di 230 mila euro, gli interessi arrivano a 300 milioni
pubblicato il 18 agosto 2016 alle ore 10:07
L'ingegnere Giuseppe Testa è un importante e innovativo imprenditore campano quando nel 1984 chiede un prestito da 230 mila euro (450 milioni di lire) per espandere la sua attività. Quello è l'inizio di un calvario lungo trent'anni, il debito -nonostante il pagamento puntuale delle rate- continua a maturare interessi su interessi nel corso degli anni. Tanto che nel 1996, nonostante l'ingegnere abbia già saldato oltre 800 milioni di lire in interessi sull'iniziale prestito di 450 milioni di lire, la banca gli fa un'ingiunzione di pagamento che lo mette in ginocchio. Dopo battaglie legali decennali, oggi l'ingegnere ha perso tutto e il suo debito è cresciuto fino all'astronomica cifra di 300 milioni di euro (ovvero, con un incremento del +130.434%). La banca ha ottenuto la vendita all'asta di tutti i beni della famiglia Testa, tanto che oggi l'ingegnere afferma: "Voglio vivere come un povero finché non riceverò giustizia".
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