Napoli, dal caffè alla pizza: sil sospeso vuol dire solidarietà
pubblicato il 11 dicembre 2013 alle ore 16:37
Una tradizione nata nel Dopoguerra, quando il caffè era un lusso per pochi, e tornata di moda in tempi di crisi: si chiama "caffè sospeso" l'abitudine napoletana, diventata famosa in tutto il mondo, di prendere un caffè al bar e pagarne due, lasciando il secondo per chi ne ha bisogno. Ivan Esposito lo fa da anni."Offrire un caffè a uno che non si conosce è una bella cosa, in tempo di crisi chi può".Un gesto di generosità che per i napoletani è un'abitudine indicativa di una cultura popolare, ma che molti giovani non conoscono: il proprietario del Gran Caffè Gambrinus, Antonio Sergio."Speriamo che questo vada incontro ai giovani, che sospendano anche loro il caffè per chi ha bisogno".Dal caffè alla pizza: nel Rione Sanità, uno dei quartieri storici del centro, anche il piatto tipico di Napoli diventa "sospeso". Peppe ha 50 anni e guadagna 350 euro al mese: una volta alla settimana mangia la pizza sospesa da "Concettina ai Tre Santi"."A volte è anche la vergogna che uno ha, noi ci portiamo dentro i clienti per non far vedere al pubblico chi prende la pizza sospesa".Il caffè "sospeso" è un concetto che Napoli ha esportato nel mondo: ci sono bar che lo praticano in Svezia, Australia e Francia, e si è guadagnato anche una giornata dedicata, che coincide con quella dei Diritti dell'Uomo.
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