Ri-Maflow, la fabbrica fallisce, gli operai la occupano e la salvano
pubblicato il 3 giugno 2013 alle ore 11:20
Dalla costruzione di tubi per i climatizzatori delle auto al riciclo dei rifiuti tecnologici, da operai disoccupati a imprenditori in cooperativa. E' la parabola di un pugno di ex dipendenti della Maflow, multinazionale della componentistica per auto, che dopo aver perso il lavoro a causa della chiusura della sede a Trezzano sul Naviglio, hanno deciso di reinventarsi un futuro occupando la fabbrica come spiega uno di loro, Michele Morini. "Abbiamo detto lavoro fuori non c'è, il lavoro lo inventiamo noi, quindi siamo tornati sulle ceneri della MaflowCosì è nato "Occupy Maflow" e l'idea di riappropriarsi dell'area industriale in cui sorgeva la fabbrica, ora nelle mani delle banche, in cui poi è nata Ri-Maflow: una cooperativa Onlus a cui partecipano una cinquantina di persone che si è dedicata al recupero, riciclo e smaltimento di apparecchiature elettriche; un'attività dalle prospettive buone dice uno dei lavoratori, Pietro Calvi, che insieme agli altri ha seguito anche dei corsi per specializzarsi nel settore. "Dalle nuove direttive europee entro il 2015 bisogna recuperare almeno il 45% dei rifiuti elettrici ed elettronici, siamo indietro in Italia quindi noi siamo la ciliegina sulla torta".La speranza è che si trovi un accordo per continuare ad occupare i capannoni abbandonati, ora recuperati, e che gli affari vadano bene tanto da permettere di riassumere tutti e 300 gli operai rimasti senza lavoro.
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