Idroscalo di Ostia: la rabbia degli sfollati
pubblicato il 30 novembre 2012 alle ore 17:59
Il 23 febbraio del 2010 le ruspe del comune di Roma hanno invaso l'idroscalo di Ostia, dove da sessant'anni vivono circa 500 famiglie, e in due ore hanno demolito trentotto case. Trentacinque famiglie furono allontanate dalla protezione civile con la scusa di una imminente esondazione del Tevere, mai avvenuta. Gli sfollati furono momentaneamente trasferiti in residence a spese del comune di Roma che in tre anni non ha inserito nessuna delle trentacinque famiglie nelle liste di assegnazione degli alloggi popolari. Per coprire le spese dei residence, ancora oggi il comune di Roma paga tra i duemila e i tremila euro al mese per ogni famiglia. Nel frattempo all'Idroscalo non Ë stato fatto pi˘ alcun intervento di messa in sicurezza dell'area o di bonifica e riqualificazione del borgo. Il danno erariale per le casse del comune di Roma, dovuto alle operazioni di sgombero e demolizione, si aggira intorno ai sei milioni di euro. Le famiglie che vivono nei residence lamentano una gestione dittatoriale fatta di regole rigide, divieti, vessazioni e chiedono di ritornare nella loro terra, ad Ostia, dove hanno lasciato gli affetti, gli amici e i parenti. Gli abitanti che vivono ancora nelle "baracche" desiderano poter convivere in pace con il fiume e con il mare, chiedendo alle istituzioni una riqualificazione dell'area che preveda l'istituzione di un borgo vero e proprio.
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