L'altra Scampia - La storia di Davide Zazzaro: ristrutturare una Torre per riqualificare il quartiere
pubblicato il 29 settembre 2012 alle ore 15:02
Davide Zazzaro ha vent'anni e vive nella Torre Veronica di Scampia, un enorme palazzone di cemento grigio dove fino a quattro anni fa si spacciava a ogni ora del giorno e della notte. Oggi, dopo numerosi blitz, i pusher non entrano più nel palazzo, ma non per questo l'amministrazione comunale -oppure la Romeo Gestioni che ha in affidamento lo stabile di edilizia popolare pubblica- si è presa carico dei numerosi lavori di riqualificazione di cui necessita il palazzo. Addirittura, dopo i primi timidi interventi effettuati, la ditta che ha impermeabilizzato i solai -decrepiti a causa delle infiltrazioni di acqua- ha pensato bene di lasciare tutti i rifiuti e i materiali di risulta all'entrata della Torre. Né l'Asia, né nessun altro, hanno pensato di rimuoverli. Allora gli inquilini si sono rimboccati le maniche e con Davide in testa si sono messi a ripulire e riparare tutto, da soli. Hanno sistemato l'illuminazione della zona, anche se non quella interna al palazzo. Così, ti senti dire da un ragazzone enorme come Davide: "Io ho paura quando rincaso la sera, perché qui è tutto buio e non so mai chi posso trovarci nell'androne". La sicurezza di Scampia, presidiata da settimane da decine di agenti, è anche questo. "Erano case temporanee, dovevano durare pochi anni per i terremotati dell'Ottanta, invece sono ancora in piedi. E sono costruite tutte con l'amianto" confessa Davide. Gli ascensori non funzionano sempre, uno addirittura è fermo da quattro anni. "Molti disabili hanno dovuto cambiare casa, c'era un bambino che doveva fare terapie tutte le settimane e non poteva curarsi a causa dei continui guasti agli ascensori". Saliamo sul tetto dell'altissima Torre, dove un tempo le sentinelle si posizionavano per controllare tutta Scampia e urlare "Veronica" non appena una macchina della polizia compariva all'orizzonte, e parliamo della storia di Davide. Grazie al centro territoriale Mammut e all'incontro con "I figli del Bronx" di Gaetano Di Vaio, quello che era destinato a diventare l'ennesimo bullo disoccupato di una terra dimenticata, è oggi un attore, organizzatore, autore.
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