Per Ricci, Monterinaldi fu il laboratorio vivo di una “casa teorica” perfetta, non isolata ma integrata nell’ambiente e in comunione con le unità abitative circostanti, in modo da creare una vera comunità di intenti, di estetica e di organizzazione condivisa. I tetti delle case sono sempre accessibili, trasformati in terrazze panoramiche, e le pareti esterne sono spesso inclinate e in pietra locale, a mo’ di mura medievali, a volte collegate da una casa all’altra.