Il 6 aprile 1994 cominciava in Ruanda uno dei massacri più brutali del XX secolo. Oltre 800mila morti e due milioni di profughi. L'attentato costato la vita al presidente ruandese, Juvenal Habyarimana, fu la miccia che diede il via alla vendetta degli hutu contro la minoranza dei tutsi. Per circa 100 giorni, decine di migliaia di tutsi furono uccisi brutalmente a colpi di machete, bastoni chiodati e armi da fuoco.
Uno sterminio al quale il resto del mondo assistette impotente. Nè le Nazioni Unite né le principali potenze dell'epoca seppero intervenire per fermare le violenze.
Delle 90 persone accusate di genocidio e altri crimini contro l'umanità, molte sono state condannate all'ergastolo.
A Kigali, la capitale del Ruanda, questa settimana prendono il via le commemorazioni per il 25° anniversario del genocidio, una strage su base etnica che il mondo pensava non potesse più accadere dopo gli orrori nazisti della seconda guerra mondiale.
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