Perché dovremmo votare 'NO' al referendum sulle trivelle del 17 aprile
pubblicato il 17 marzo 2016 alle ore 09:54
di Charlotte MatteiniIl 17 aprile verremo chiamati al voto per esprimerci su un'importante questione, meglio conosciuta come "referendum sulle trivelle". Il quesito referendario chiede, in sostanza, di abrogare quella parte di legge che oggi permette a chi ha ottenuto concessioni per estrarre idrocarburi entro le 12 miglia dalla costa di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento.
In questo video analizzeremo le ragioni del "no" e spiegheremo cosa succederebbe se la maggioranza degli elettori dovesse decidere di non autorizzare lo sfruttamento delle risorse petrolifere presenti nei nostri mari.
Quali sono le ragioni per votare "no" al referendum, quindi?
I motivi sono essenzialmente tre:
Aspetto ecologista: Se vincessero i "sì" le concessioni in scadenza non verrebbero rinnovate e la quota di energia prodotta da quelle attività verrebbe sostituita da idrocarburi provenienti non dai nostri mari, ma da quelli di altre parti del mondo a fronte di un vantaggio ambientale pressoché nullo. Eliminare le piattaforme di estrazione presenti nel Mediterraneo significherebbe infatti riempire i nostri mari e porti di centinaia di petroliere in continuo movimento. Inoltre, elemento non trascurabile, le trivellazioni nel Mediterraneo e dintorni verrebbero effettuate lo stesso, in Montenegro, Grecia, Croazia. Anche solo guardando al mero lato ecologista, l'operazione risulta priva di senso.
Aspetto geopolitico: Se vincessero i "sì", l'Italia si ritroverebbe in una posizione di forte "sudditanza" e quindi di forte dipendenza nei confronti dei paesi fornitori di energia come la Russia, per esempio. Un paese fortemente dipendente dal punto di vista energetico è un paese geopoliticamente debole.
Aspetto occupazionale: Se vincessero i "sì", il danno economico e occupazionale sarebbe incalcolabile. Come dichiarato anche dal segretario nazionale dei chimici della Cgil, Emilio Miceli, "sarebbe un errore strategico, fatale per il nostro paese vietare l'estrazione di idrocarburi". Miceli sostiene infatti che nel caso dovessero vincere i "no alle trivelle" rischieremmo di perdere "frotte di ingegneri e di complesse infrastrutture tecnologiche e logistiche, insieme a migliaia di posti di lavoro dell'indotto, nelle quali primeggiamo perché è un lavoro che sappiamo fare, una volta tanto tra i primi nel mondo".
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