Il console Moore lascia Napoli: "Mi mancherà l'accoglienza degli italiani"
pubblicato il 2 luglio 2013 alle ore 10:32
Il console generale degli Stati Uniti d'America a Napoli, Donald L. Moore, lascia l'incarico per un incarico presso l'Air War University di Montgomery, in Alabama. La città lo ricorderà mentre, in maniche di camicia, tagliava l'erba dell'aiuola comunale adottata dal Consolato, oppure durante i diversi incontri con diverse realtà associative. Il console Moore ha rotto gli schemi, pubblicando divertenti video su YouTube contro la "profezia dei Maya" e dando rinfreschi in occasione dell'America's Cup World Series. Fanpage.it lo ha incontrato per un'ultima chiacchierata di bilancio su questi tre anni passati all'ombra del Vesuvio. AV: Cosa le mancherà dopo questi tre anni a Napoli?
DM: Mi mancherà l'accoglienza dei napoletani. Per me è stato un grandissimo onore rappresentare il mio Paese, ho avuto modo di conoscere le istituzioni e tutti i livelli della società. Quella di Napoli è la nostra più antica missione diplomatica in Italia.
AV: In questi tre anni ha visto cambiare Napoli?
DM: Sì, ho visto più dialogo sociale, a partire dai grandi eventi come il World Urban Forum e l'America's Cup. Ma anche con le 70 associazioni che hanno adottato le aiuole della città.
AV: A questo proposito, lei ha adottato l'aiuola di fronte al Consolato, inoltre ha adottato uno stile di comunicazione molto informale. Come mai ha voluto toccare con mano le diverse realtà di Napoli?
DM: Fin da piccolo, ho guadagnato i primi soldini tagliando l'erba nei piccoli giardini che hanno le villette da noi in America. Così, ho pensato di farlo anche qui per esprimere la nostra cultura. Non quella di New York, ma quella concreta delle piccole cittadine, e l'ho fatto uscendo dal Consolato e volendo conoscere in prima persona tutti gli aspetti di Napoli.
AV: E quale è stata la risposta della città?
DM: Devo dire che ho trovato molto riscontro nelle attività svolte con Legambiente e con i ragazzi di CleaNap, ho avuto il piacere di collaborare con un gruppo di madre per realizzare un doposcuola quando erano stati tagliati i fondi destinati a questo scopo.
AV: Ci sono delle somiglianze tra napoletani e americani, oppure soltanto differenze marcate?
DM: Ovviamente, ogni popolazione cerca di vivere bene. Ai napoletani piace molto stare fuori casa per godersi questo bellissimo sole estivo, negli Usa noi abbiamo gli Stati del sud, i Sunshine States, dove le persone hanno abitudini simili. Una differenza, invece, è l'orgoglio che i napoletani hanno per tutta la propria storia, partendo dalla Partenope antica fino alle dominazioni Angioine e Borboniche, e per l'influenza che la città ha avuto in tutto il mondo.
AV: Napoli e il Mezzogiorno sono visti spesso come luoghi affetti da problemi e criticità, spesso da arretratezza. Come potrebbero gli Stati Uniti, che sono sempre stati innovatori, dare un supporto a queste terre?
DM: Cerchiamo di appoggiare organizzazioni e giovani che vogliono aprire dei business e che affrontano le difficoltà che si affrontano anche in altri luoghi. Cerchiamo di portare le nostre best practices, cose che abbiamo scoperto funzionare bene. Ovviamente, l'Italia dipende dagli italiani e dai cittadini che scelgono di scendere in campo e affrontare quelle difficoltà che si incontrano dappertutto, non soltanto nel Sud Italia con i suoi 30 milioni di abitanti. Noi saremo sempre al fianco dell'Italia per onorare la nostra amicizia che risale a più di duecento anni fa.
AV: Tornerà a Napoli?
DM: Certamente, io ho un legame che risale a più di 25 anni fa con Napoli. Qui ho imparato la mia prima lingua straniera, ci tornerò in un altro ruolo, più personale.
Il console Moore saluta Fanpage.it, augurandoci di raggiungere anche i "due milioni" di fan su Facebook.
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