Jobs Act, Boeri bacchetta Renzi: "Decreto deludente che accentua la precarietà"
pubblicato il 17 aprile 2014 alle ore 13:01
"Se questa è la riforma del mercato del lavoro del governo, devo dire che è molto deludente". Non usa mezzi termini Tito Boeri, economista e direttore de Lavoce.info, nel commentare a Fanpage.it il Jobs Act del governo Renzi. "Il problema di fondo del decreto lavoro - continua Boeri - E' che accentua ulteriormente le differenze tra i contratti temporanei e i contratti a tempo indeterminato". Ci sono tantissimi precedenti, "come la Spagna - spiega - E sappiamo cosa succede: di fatto si ha una carriera lavorativa più spezzatino, si lavora di meno, l'altro effetto è che diminuisce il salario, non solo quello che si percepisce in un anno ma il salario orario". Un altro punto debole, secondo l'economista, è il fatto che la causale non è più obbligatoria, nei contratti: "Si possono aprire posizioni temporanee - afferma - senza nessuna giustificazione economica. C'è un tetto al 20 per cento ma si tratta di un limite derogabile e sappiamo che sono stati già stipulati contratti collettivi che raggiungono il 50 per cento". Di fatto, conclude, "noi non poniamo più limiti al numero di contratti a tempo determinato che sono presenti in una azienda". Di stampo diverso, quasi opposto, era la proposta di Boeri: un contratto unico a tutele crescenti. Di cosa si tratta? "L'idea era quella di intervenire sui contratti a tempo indeterminato -spiega - Permettendo al datore di lavoro con un contratto che non ha scadenza e che contempli il fatto che nei primi tre anni si abbiano tutele crescenti che aumentano gradualmente. E dopo tre anni si rientra appieno nella fattispecie attuale, con tutte le protezioni previste oggi per i contratti a tempo indeterminato". Un passaggio, doveroso, su giovani e lavoro, nell'anno nero della disoccupazione giovanile. "Ai giovani consiglio di darsi una rappresentanza perché fino ad ora le scelte politiche sono state fatte a danno dei giovani. Poi l'istruzione e anche cercare di cambiare questo sistema universitario. Che non ci sia un livello intermedio nella formazione, immediatamente spendibile sul mercato, è un fatto a mio parere molto grave".
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