Sicilia, bimbo di 4 anni avvelenato. Il mostro ancora a piede libero
pubblicato il 19 maggio 2013 alle ore 16:55
La famiglia Lupescu vuole giustizia per il piccolo Sebastian e soprattutto, vuole notizie sull’andamento delle indagini sull’avvelenamento subito il mese scorso. Per questo motivo, la famiglia romena ha dato mandato all’avvocato Salvatore Maurizio Buggea di seguire l’andamento della vicenda, insieme a un altro legale di Roma. Solo un legale infatti può avere accesso agli atti d’indagine e per questo motivo l’avvocato Buggea ha già in programma di chiedere un incontro con la Procura della repubblica al fine di fare il punto della situazione. «La famiglia Lupescu – spiega il legale – non vuole che sul caso cali il silenzio». E’ di fatto passato un mese da quella drammatica vicenda. La storia di un bambino avvelenato da una sostanza velenosa immessa in un cioccolatino, lasciato dinanzi la casa della sua famiglia da qualcuno che voleva una strage. «Giorno e notte penso che l’assassino debba pagare, ho parlato con mia figlia ed è ancora in stato di shock. Per guadagnare il pane onesto, è andata in un paese migliaia di chilometri di distanza, ora è tornata senza uno dei figli », andava dicendo Basil Tache, nonno del bambino. Sul fronte delle indagini c’è attesa per gli esami eseguiti dai carabinieri del Ris di Messina, sui prodotti sequestrati nella casa della famiglia Lupescu a Naro. I risultati potrebbero portare a individuare il misterioso personaggio che ha lasciato sull’uscio di casa la busta contenente la confezione di cioccolatini, le arance e la bottiglia di vino. I prodotti sono stati tutti contaminati con il «Carbofuran», un forte pesticida usato in agricoltura. La sua vendita è stata vietata nell’Unione europea dal 2009. Chiaro che l’attacco era diretto verso tutta la famiglia, per questo gli investigatori ipotizzano il movente della vendetta. Al vaglio dei carabinieri della Compagnia di Licata e della Procura della Repubblica di Agrigento anche alcune frasi rilasciate dal padre dopo pochi giorni il ricovero in ospedale dei tre fratellini, il quale avrebbe rivelato che l’autore avrebbe agito per gelosia, vendetta nei confronti della sua famiglia: «Mia moglie mi ha detto: credo che è stato un italiano, geloso per natura. Non posso dire quello che è successo, ma la borsa è stata posta alla porta da una mano criminale che ci conosceva». Indagini sono in corso e la famiglia Lupescu attende sviluppi.*GA.TE*
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