Davide, dal buio delle Vele di Scampia alla luce della fede
pubblicato il 25 ottobre 2012 alle ore 00:28
"Davide Cerullo è un tizzone scampato ad un incendio. Succede a legni che si battono contro il fuoco. Cresciuto nel quartiere della droga, dal fondo di prigione ha trovato il suo nome scritto nella Bibbia: Davide! Ha staccato di nascosto le pagine, le ha lette e da lì è cominciata una persona nuova. La sua storia canta come la prima rondine, profuma come il pane. Ultima coincidenza col Davide della Bibbia: anche lui da bambino è stato pastore di pecore del padre” scrive Erri De Luca parlando di un figlio di Scampia, che -dopo essere stato la mano di quella camorra che una settimana fa ha lasciato in terra l'ennesimo innocente, Lino Romano- ha deciso di cambiare vita. Davide Cerullo arrivò nei palazzoni della 167 subito dopo il terremoto. Nella sua prima infanzia era stato pastore con il padre, ma nelle Vele tutta la sua famiglia fu distrutta dalla più grande piazza di spaccio d'Europa. Quando vide sua madre in televisione, arrestata perché vendeva droga, e dopo che suo padre se n'era andato diventato schiavo dell'eroina, decise di diventare "uomo". Cominciò a fare il pusher per il clan dei Di Lauro, i Ras di Secondigliano. La vita del camorrista è composta in parte dai soldi, Davide ne guadagnava tanti -800 mila lire al giorno- ma soprattutto di mitologia: il simbolo del capopiazza, del Boss che comanda e che ha potere, donne e rispetto. "L'importante è appartenere al sistema - ci racconta Davide - ma soprattutto che gli altri sappiano che tu sei del sistema, perché devono rispettarti". Per questo, a soli dieci anni, Davide diventò spacciatore. Pochi anni dopo, era già un membro promettente del clan, tanto che vennero inviati due killer del clan Licciardi per gambizzarlo. Sopravvissuto per miracolo all'agguato, Davide entra nelle grazie del Ras di Secondigliano, Paolo Di Lauro, che lo utilizza per trasportare le armi in incontri ad alto rischio. Ma appena compiuti 18 anni, la polizia lo arresta e lo rinchiude a Poggioreale - dove per dargli una lezione, viene spesso trascinato nello "Zero", le celle di isolamento dove le guardie puniscono i detenuti irrequieti. Durante la detenzione, Davide trova un vangelo. Lo apre e legge il suo nome, ne strappa le pagine e trova la fede. Uscito da Poggioreale, decide di cambiare vita nonostante le mille difficoltà. Tenta di lasciare le Vele, diventate un vero e proprio supermarket della droga, inizialmente vive in uno scantinato dove organizza doposcuola per bambini. Poi, va a vivere con Don Aniello Manganiello - il celebre parroco anticamorra della diocesi del Don Guanella. Oggi Davide vive a Moderna, ha scritto un libro e gira l'Italia con la sua mostra fotografica. Ci racconta i primi giorni del suo lavoro onesto: "Dovevo percorrere chilometri in bici per arrivare sul posto di lavoro, mi faceva male il culo e mi commuovevo, pensando a quanto fosse bello sudarsi e guadagnarsi la propria paga".
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